MOSCA - A Mosca si parla di catastrofe. Il premier russo Mikhail Kasyanov ha detto che la situazione dei 118 uomini intrappolati a bordo del sottomarino Kursk "è prossima alla catastrofe". "Restano comunque le speranze", ha aggiunto Kasyanov all'inizio di una seduta di routine del Consiglio dei ministri. Oggi, per la prima volta, alle operazioni nel mare di Barents si aggiungeranno anche esperti stranieri. Ma la catasfrofe potrebbe già essersi compiuta e gli sforzi sarebbero quindi inutili. Fonti militari americane ma anche, riservatissime, russe ipotizzano infatti che a bordo non ci siano più sopravvissuti, forse addirittura da sabato. Riprese filmate subacquee del Kursk, ora al vaglio degli esperti, rivelerebbero in effetti un vasto squarcio nella chiglia che, partendo dalla prua, raggiungerebbe la torre di comando: una falla simile avrebbe fatto colare a picco il sommergibile in pochi secondi. La sala controllo ove abitualmente è all'opera la maggior parte dell'equipaggio si trova inoltre proprio sotto la stessa torre, e ciò lascia immaginare che ben pochi abbiano avuto il tempo di scappare e mettersi in salvo in qualche ambiente stagno quando il Kursk precipitò verso il basso.
L'ipotesi di una tragedia tutta consumata nelle prime ore dopo l'incidente, confermerebbe la posizione dei servizi segreti statunitensi che, in questi giorni, non hanno mai rilevato alcun segno di vita a bordo del sottomarino russo da quando si è inabissato. Lo ha detto una fonte riservata del Pentagono che smentirebbe le notizie diffuse dalla marina russa secondo le quali, più di una volta fino a due giorni fa, dal fondo del mare sarebbe arrivato il rumore di qualcuno che batteva contro le pareti dall'interno del sommergibile. La fonte Usa ha detto che il Kursk ha un doppio scafo che renderebbe impossibile sentire siffatti segnali.
E sabato mattina i sottomarini americani che monitoravano le esercitazioni navali in corso nel mare di Barents, proprio nella zona in cui si è inabissato il Kursk, sabato mattina hanno rilevato con i sonar il rumore di un'esplosione. L'ammiraglio Usa Craig Quigley, ha precisato che navi da ricognizione Usa si trovavano "a circa duecento miglia" di distanza dal luogo dell'incidente. Quigley non ha però voluto precisare se nei paraggi ci fossero anche sottomarini.
La tesi dell'esplosione viene ormai accreditata anche dalla Marina militare Russa. "Si sa che i sommergibili statunitensi dai quali era seguita l'esercitazione in cui il Kursk era impegnato captarono un'esplosione o addirittura due, la seconda delle quali alquanto più potente: questo elemento spiegherebbe non solo l'affondamento, ma una così ampia distruzione nello scafo del sommergibile russo, ha ammesso un portavoce della Marina Militare di Mosca, capitano Igor Dygalo.
C'è però un altro aspetto del dramma: l'esplosione potrebbe avere innescato una fuga di radioattività dai due reattori in dotazione al sottomarino. Mosca di nuovo continua a negare, ma finora non ha proprio dato grande mostra di credibilità. Da ambienti interni alle Forze Armate russe è trapelata un'indiscrezione secondo cui uno scoppio davvero ci sarebbe stato: nella stiva dei siluri.
Continuano intanto i tentativi di salvataggio. Il vicepresidente del Consiglio Ilia Klebanov, capo della commissione d'inchiesta sulle cause della sciagura, e il comandante in capo della Marina Vladimir Kuroiedov, sono andati questa mattina alla base di Severomorsk della flotta russa del Nord, vicina al luogo dell'incidente.
Ma il dramma del "Kursk" sembra destinato ad avere strascichi e ripercussioni. Ormai è chiaro lo scontro in atto tra il Cremlino e i vertici militari russi. Mentre il presidente Putin e il governo hanno accettato l'aiuto di Stati uniti e gran Bretagna, il capo di stato maggiore della marina russa Viktor Kravcenko, ha annunciato che non c'è fretta di far arrivare al sottomarino Kursk il batiscafo di soccorso britannico Lr5, partito ieri dalla Scozia.
Anche se la compagnia aerea privata russa che aveva portato ieri il batiscafo e i suoi uomini da Glasgow a Trondheim, in Norvegia, si era offerta di continuare il trasporto via aerea, l'Lr5 viaggierà invece per mare e non arriverà quindi a destinazione prima di sabato. In dichiarazioni raccolte dall'agenzia Interfax, Kravcenko ha anche detto di non esser sicuro dell'utilità dell'arrivo degli specialisti britannici, circa il cui intervento "una decisione deve ancora essere presa dalla commissione governativa" russa che indaga sull'incidente.
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