Energia elettrica dai batteri. Grazie all’uso delle Microbial Fuel Cell (MFC). Questa tecnologia è stata oggetto di un convegno organizzato da Enea al Parlamento europeo per valutarne le potenzialità nel campo delle energie a basse emissioni. Le pile a combustibile microbiologica funzionano con i batteri che trasformano l’energia chimica in energia elettrica. Una pila microbiologica è costituita da un compartimento anodo e uno catodo separati da una membrana semipermeabile. Nel compartimento dell’anodo il combustibile – zuccheri, materiale organico di scarto e acque reflue – viene ossidato dai microorganismi, generando elettroni e protoni. Gli elettroni vengono poi trasferiti al catodo attraverso la membrana. Dalla parte del catodo viene aggiunto ossigeno che attrae gli elettroni e i protoni producendo acqua (vedi schema in alto). L’Italia, ha spiegato la dottoressa Pierangela Cristiani del Cesi Ricerca, nel campo delle MFC è stata fin dall’inizio uno dei pionieri e ha un’esperienza che, a livello mondiale, è tra le più all’avanguardia. Il Cnr insieme all’Enel ha già brevettato da tempo una MFC come sensore mentre non si è mai pensato allo sfruttamento della nuova tecnologia per produrre energia. Per il momento, infatti, le celle combustibili a batteri non permettono di raggiungere una potenza elevata. Ora però potrebbe essere arrivato il momento di mettere a punto sistemi più potenti. L’Italia è preparata per questa sfida. Ma è necessario muoversi subito per non perdere il treno dove sono già saliti statunitensi, coreani e australiani. Tra gli ostacoli da superare indicati al convegno di Strasburgo ci sono, ad esempio, i bandi del Settimo programma quadro della Commissione europea, ideati in modo da non comprendere i progetti di ricerca delle MFC.
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