da panorama.it
A ventidue anni dallo scoppio del quarto reattore della centrale nucleare di Chernobyl, in Ucraina il cancro continua a uccidere: la speranza di vita dei bambini colpiti da un tumore solido o molle è notevolmente più bassa rispetto a quella dei coetanei europei o americani. Lo scrive il Programma Nazionale di Oncologia Pediatrica 2006-2010 approvato dal Gabinetto dei Ministri d’Ucraina: se in Europa e negli USA le statistiche di guarigione raggiungono il 70% dei casi, in Ucraina scende al 40%, rendendo il tumore una delle principali cause di invalidità e di mortalità infantile nel Paese. L’obiettivo esplicitato dal Programma Nazionale di Oncologia Pediatrica è quello di innalzare i livelli di non recidiva (entro i successivi 5 anni) fino al 65-70% e diminuire al 10% il tasso di mortalità infantile per tumore.
Alla grave situazione sanitaria si aggiungono i problemi che le famiglie devono affrontare nel momento in cui scoprono di avere un figlio malato: in molti casi si tratta di famiglie estremamente povere, provenienti da zone rurali in cui non esistono adeguate strutture sanitarie. Devono trasferirsi a Kiev: la madre, che di solito assiste il figlio in ospedale, è costretta a lasciare il lavoro, riducendo il già basso reddito familiare o, nel caso di madri single, cadendo in uno stato di indigenza. Questi problemi sono aggravati dalle difficoltà psicologiche che i genitori devono affrontare, legate all’accettazione della malattia del figlio e alla capacità di mantenere una relazione positiva con il bambino. Spesso il bambino è costretto ad abbandonare la scuola o ad essere sottoposto a trattamenti dolorosi, senza capire cosa gli sta succedendo e assistendo, nello stesso tempo, alla sofferenza dei propri genitori a causa di questa drammatica situazione.
Abbiamo intervistato il professor Yuri Alexandrovich Orlov, primario di oncologia presso il reparto di neurochirurgia pediatrica all’Istituto Nazionale del cancro di Kiev, che ha svolto delle analisi sui bambini con età inferiore ai tre anni ricoverati sotto la sua direzione dal 1981 al 2002 che dimostrano inequivocabilmente l’aumento del cancro al sistema nervoso centrale per i bambini con meno di 3 anni.
Per questo studio, pubblicato nel 2004 nell’International Journal of Radiation Medicine, sono stati analizzati 188 bambini colpiti da tumore maligno al cervello. Dalle analisi del prof. Orlov si evince un dato allarmante: rispetto al periodo 1981-1985, dove si registravano solo 9 casi di tumore cerebrale maligno tra i bambini ricoverati, nel periodo 1986-1990 il numero dei bambini a cui è stata diagnosticata tale patologia è aumentato di 5.1 volte, nel periodo 1991-1995, di 7,7 volte e nel periodo dal 1996 al 2000 ancora di 5,3 volte. Facendo una media, l’aumento dei casi di tumori cerebrali tra i bambini con meno di 3 anni è aumentato, nel ventennio dopo lo scoppio della centrale di Chernobyl, di 5,8 volte.
Il primario ci spiega che “se dal 1981 al 1985 gli studi dimostrano che “solo” il 33,3% dei pazienti presenti in reparto era affetto da tumore maligno, nel periodo immediatamente superiore, che vede come spartiacque proprio l’incidente di Chernobyl, l’incidenza dei tumori maligni tra i bambini è cresciuta al 46,7%. Se pensiamo però che dopo quella data i casi siano cominciati a scendere – continua il primario - ci sbagliamo di grosso, infatti, l’incidenza dei tumori ha continuato ad aumentare fino al 68,7% dei casi, come rilevato dai dati del 2001.”
Nel reparto dove lavora il dottor Orlov, un simpatico dottore dalla lunga barba bianca che quasi ricorda Patch Adams, ci siamo chiesti però come facciano questi bambini ad affrontare ogni giorno le fatiche della malattia in un ambiente così diverso dagli ospedali pediatrici a cui siamo abituati noi, scarno, privo dei colori e dei giochi dei nostri reparti, e decisamente povero: il governo può passare ai malati e alle loro famiglie solo il 30% delle spese mediche che devono sopportare.
Abbiamo girato la domanda a Natasha Onipko, presidentessa di Zaporuka, prima fondazione ucraina che sostiene i reparti di oncologia e neurochirurgia pediatrica dell’Istituto Nazionale del cancro di Kiev, nata grazie a Soleterre Onlus, associazione italiana presente a Kiev da 4 anni con il progetto “Un Sorriso in corsia”. “Ho conosciuto l’emergenza dei bambini di Kiev grazie a Soleterre Onlus. – racconta Natasha, un’interprete che conosce bene la lingua italiana – Anche in Ucraina non sapevamo molto di come vivevano i bambini ricoverati qui e, quando ho toccato con mano la situazione, come interprete perché, lavorando per una casa di moda, conoscevo l’italiano, mi sono data da fare in prima persona e sono diventata la coordinatrice del progetto “Un sorriso in corsia”.
“Quello che mi ha fatto scegliere di unirmi a loro penso sia stata la storia di Sasha, poteva essere mio figlio. Come dicevo – continua Natasha - facevo l’interprete per loro e mi sono trovata a spiegare al personale di Soleterre la sua storia. Aveva 4 anni, un bambino come gli altri, veniva da Ismail, una città a sud dell’Ucraina. A causa di dolori forti e costanti alle gambe e allo stomaco e sotto il consiglio del medico di famiglia lo portarono all’ospedale più vicino a casa. All’ospedale gli venne immediatamente diagnosticato un tumore al bacino, ma per ulteriori analisi avrebbero dovuto partire verso l’ospedale di Kiev, il più specializzato del Paese. Quando arrivarono qui venne confermato un tumore molto grave e difficile da guarire bisognava operare: amputazione di entrambe le gambe. Ma senza infermieri e qualcuno che lo potesse accudire (i suoi genitori dovevano lavorare ad Ismail e non potevano rischiare di perdere il lavoro) stava male, soffriva ogni giorno. Con la dotazione dell’ospedale non avremo potuto che offrirgli un terzo delle chemioterapie di cui aveva bisogno, senza parlare di un alimentazione decente… Per fortuna è intervenuta Soleterre. Ha sostenuto le spese per le cure: flebo, medicazioni, alimentazione. Era terribile però vederlo da solo in quel letto…sì, penso che la cosa più difficile per lui – continua Natasha - sia stato l’allontanamento dei genitori: da solo e lontana da casa, senza un infermiere che si prendesse cura di lui…mi si spezzava il cuore. E poi parlando con Valeria, la ragazza che lavorava per il progetto in reparto, ho scoperto che non sarebbe più stato così solo, dei volontari gli avrebbero fatto compagnia e una psicologa lo avrebbe ascoltato nei momenti più difficili.. È stato in quel momento che ho capito che valeva la pena di darsi da fare, che insieme si poteva: un’associazione italiana c’era riuscita, era riuscita a smuovere l’opinione pubblica, a regalare un sorriso anche nella situazione più disperata. Dopo aver conquistato la mia fiducia, meritavano il mio aiuto e ora eccomi a capo di questa nuova organizzazione! Unitevi a noi per migliorare le condizione di questi piccoli, insieme possiamo fare molto!” Dal 10 al 30 novembre 2008 sarà possibile sostenere la campagna “Il contagocce” inviando un SMS solidale da 2 euro al numero 48547 dal proprio telefonino o chiamando lo stesso numero da telefono fisso Telecom. Con i fondi raccolti Soleterre porterà un aiuto concreto e una speranza di guarigione in più a 2000 bambini ucraini malati di cancro e alle loro famiglie.
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