Già scavando di pochi metri, si possono creare pompe di calore utili per gli impianti di condizionamento condominiali che in linea di principio possono anche produrre energia: se ogni italiano producesse 1 kW (quel che serve a far funzionare un phon) in questo modo, in totale si arriverebbe a 50 GW, come 50 centrali nucleari.
Rocce calde. Scavando più in profondità, si possono costruire grandi impianti con elevati rendimenti energetici. Per questo in molti sono interessati alle rocce calde (150-250 °C) che si trovano a circa 5 km di profondità. Questa tecnica, chiamata "hot dry rock" ("rocce calde e secche"), funziona così: si inietta acqua in profondità, con un pozzo; l'acqua si vaporizza, passa attraverso le fessure nella roccia (che si possono creare artificialmente, per mezzo dello shock termico che si ottiene iniettando acqua fredda ad alta pressione) e risale da un pozzo adiacente, per azionare una turbina quando arriva in superficie. Poi il ciclo ricomincia.
INCONVENIENTI
Questa tecnologia è sotto studio in Australia, negli Usa e in Svizzera. Proprio in Svizzera, tra l'altro, il pompaggio dell'acqua ha causato un terremoto di 3,4 gradi della scala Richter (leggero ma ben percepibile).
Fortunati. In Italia la situazione è diversa, perché da noi si trovano rocce calde e acqua a profondità minori, quindi conviene sfruttare quelle. «Gli impianti geotermici in funzione sono a Larderello-Monte Amiata, con una potenza istallata di 800 MW, pari all'1,8% del fabbisogno nazionale e al 25% di quello della Toscana», spiega Giuseppe De Natale, dirigente di ricerca all'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. «Ma tutta la zona tra la Toscana e la Campania potrebbe essere sfruttata con impianti a basso impatto ambientale: tecnicamente si potrebbe arrivare al 20% del fabbisogno nazionale in 15 anni».
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