Il riscaldamento globale è irreversibile. Questa notizia, che sembra presa da un tabloid sensazionalistico, arriva invece da uno studio di Susan Solomon, uno dei più autorevoli climatologi al mondo, il primo a denunciare lo stretto rapporto tra clorofluorocarburi (i Cfc) e il "buco dell'ozono" nell'Antartico, nell'agosto del 1986. Nel 2007 ha condiviso il premio Nobel con Al Gore e l'Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change) per l'impegno nella divulgazione dei problemi legati ai cambiamenti climatici.
È TARDI PER GRIDARE "ALLARME!" «Siamo soliti pensare ai problemi d'inquinamento come a cose che possiamo sistemare», afferma la Solomon. «La gente immagina che, se fermiamo le emissioni di CO2, il clima tornerà alla normalità in 100 o 200 anni. Non è vero. Quello che stiamo vivendo è invece un cambiamento irreversibile». Il principale imputato identificato dallo studio (pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences) è proprio l'anidride carbonica. Riportando nella norma il livello di altri gas prodotti dalle attività umane si risolverebbero i problemi da essi derivati nel breve termine, ma lo stesso non può accadere con la CO2. Stando alla Solomon, anche azzerando le emissioni di questo gas (cosa oggettivamente impossibile), il riscaldamento globale non si arresterà. Questo perché gli oceani funzionano come enormi spugne che assorbono calore e CO2 dall'aria. Anche se le emissioni termiche e gassose cessassero, sarebbero poi le distese d'acqua a rilasciare quanto assorbito, e per diversi secoli a venire. (focus.it)
Gli effetti degli aumenti della temperatura e della concentrazione di CO2 (in ppm, parti per milione) sulla barriera corallina. Anche portando a zero le emissioni causate dalle attività umane, a un certo punto saranno gli oceani a rilasciare anidride carbonica in atmosfera. (Fonte: NOAA Coral Reef Watch)
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