Firmano Italia e Australia. Si cerca l’accordo per il Sud del mondo
L’agenzia per l’energia: se non si interviene, più 6 gradi nel 2030
SIRACUSA 23 aprile 2009— Il clima sta cambiando. Ma non è una frase così, da buttare lì in ascensore. È una spada di Damocle sopra la nostra testa. E il rapporto dell’Oxfam, una Ong internazionale, lancia l’allarme: «Nel 2015 potrebbero essere 375 milioni le persone colpite ogni anno da calamità legate al cambiamento climatico, oltre il 50 per cento in più rispetto ad oggi». Benvenuti al G8 dell’ambiente di Siracusa, qui dove per tre giorni i grandi del pianeta sono seduti attorno a un tavolo per cercare le cure per la Terra.
«Se continuiamo così entro il 2030 le emissioni di C02 aumenteranno del 45% e ci sarà un aumento globale di temperatura di 6 gradi», avverte Nobuo Tanaka, responsabile dell’agenzia internazionale dell’energia. Già, per questo bisogna correre ai ripari.
Per questo Stefania Prestigiacomo, nostro ministro dell’Ambiente, da padrona di casa lancia un appello ai governi del mondo: «Bisogna orientare i piani energetici a favore delle nuove tecnologie. Una rivoluzione verde che costa molto: dall’1 al 3 per cento del Pil mondiale, da qui al 2050».
Si lavora per questo, qui a Siracusa. Per trovare un accordo tra i grandi del pianeta in vista della riunione Onu di Copenaghen in dicembre, ma soprattutto per tendere una mano ai Paesi del Sud del mondo: sono loro che da qui al 2030 saranno responsabili per l’87% della domanda di energia. Nei Paesi Ocse questa crescita è limitata ad appena 1,1% l’anno, in media.
Ci si è messa la crisi ad aiutare l’ambiente. Per capire: in Italia dal 2007 anche per effetto della crisi l’emissione di anidride carbonica è diminuita di circa l’1% l’anno. «Ma c'è molto da lavorare in questo senso», spiega Corrado Clini, il direttore generale del ministero dell’Ambiente ricordando come, comunque, anche la crisi economica dell’Urss del 1990 segnò una forte riduzione di CO2. «Bisogna costruire oltre 18 mila turbine eoliche, 300 centrali solari e 20 reattori nucleari l’anno per poter ottenere il nostro risultato, ovvero la diminuzione di 8,3 gigatoni di Co2 entro il 2030», spiega Tanaka aggiungendo che tutto questo ci costerà 15 trilioni di dollari.
Nel frattempo il ministro Prestigiacomo e l’Enel hanno firmato un accordo con l’Australia per le tecnologie sullo stoccaggio dell’anidride carbonica, una ricerca che ha avuto un finanziamento di 100 milioni di euro dall’Unione europea. E sempre in tema di riduzione di Co2 Aldo Fumagalli, del direttivo di Confindustria, rilancia: «Le fonti rinnovabili sono molto importanti, ma non dimentichiamo l’efficienza energetica. Costruire 8.500 megawatt di fotovoltaico costa 50 miliardi in 12 anni. Ma si può ottenere l’equivalente di risparmio energetico sostituendo il 10% dei motori elettrici, con il 10% della spesa».
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