I rilievi montuosi di Yucca Mountain nel Nevada, che fanno da cappello al mai ultimato e contestato deposito nazionale di rifiuti radioattivi degli Stati Uniti, non sono così geologicamente stabili come si pensava e potrebbero essere spianati fra mezzo milione di anni, forse anche prima, a causa dell’effetto erosivo delle acque. Lo afferma uno studio sviluppato da geologi austriaci dell’Università di Graz, pubblicato sull’ultimo numero della rivista Geomorphology e ripreso anche da Nature.
MODELLI EVOLUTIVI - Gli studiosi austriaci sono arrivati a questa ipotesi, che contraddice molte delle indagini effettuate dai colleghi americani, applicando alla Yucca Mountain Crest un sofisticato modello evolutivo numerico del paesaggio in grado di calcolare il tasso di erosione di formazioni montuose. E’ la prima volta che un simile strumento previsionale viene utilizzato per verificare la stabilità della Yucca Mountain Crest che, sulla base di precedenti studi, sembrava poter garantire i tempi di conservazione di milioni di anni richiesti dalla frazione più longeva e radio tossica dei rifiuti nucleari. «Conosco i modelli numerici di evoluzione del paesaggio usati dai colleghi austriaci –commenta il geologo Roberto Basili dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia- e li giudico attendibili grazie alla loro capacità di descrivere i processi erosivi con equazioni semplici. In pratica, partendo da una configurazione nota, e simulando l’azione erosiva delle acque per tempi di centinaia di migliaia di anni, si possono generare paesaggi sintetici e valutare con buona approssimazione le variazioni altimetriche nel tempo». Da questa operazione, spiega Basili, emerge il fatto che in tempi dell’ordine di mezzo milione di anni, le creste di Yucca Mountain si abbasseranno di alcune centinaia di metri, cioè a livelli tali da raggiungere il deposito sotterraneo di scorie nucleari.
FINANZIAMENTI TAGLIATI - La ricerca dei geologi austriaci pone un’ulteriore ipoteca sul futuro di questo sito che da vent’anni divide esperti e politici americani fra favorevoli e contrari. Infatti, un colpo quasi mortale per Yucca Mountain è arrivato alcuni giorni fa, quando l’amministrazione Obama ha fatto sapere di avere tagliato i fondi per l’avanzamento dei lavori del deposito e di voler destinare la somma alla ricerca di più valide alternative. Yucca Mountain, nel deserto del Nevada, a circa 160 km a nordovest di Las Vegas, era stato indicato già venti anni fa come un possibile sito nazionale di raccolta dei rifiuti nucleari, sia civili sia militari, che oggi sono sparsi in oltre 130 depositi provvisori di superficie, esposti anche a pericoli di natura terroristica. Trattandosi di un’antica caldera, cioè di una formazione vulcanica collassata, caratterizzata da potenti stratificazioni tufacee, sembrava il sito ideale per accogliere il plutonio e materiale radioattivo di più lunga vita. Ma la svolta politica di Obama e le perplessità scientifiche sembrano averlo messo fuori gioco, confermando il fatto che la conservazione di lunga durata delle scorie rimane uno dei nodi più costosi e irrisolti dell’energia da fissione nucleare.
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