Anche se il detto mens sana in corpore sano è noto da secoli, la connessione tra mente e salute del corpo è più forte di quello che si potrebbe immaginare. Uno studio pubblicato sulla rivista Brain, Behavior and Immunity dimostra come la nostra capacità di resistere alle malattie infiammatorie e allo stress sia collegata non solo al genere e all’etnia, ma anche alla nostra personalità.
CONSEGUENZE DELLO STRESS - La ricerca, condotta dal professor Benjamin Chapman presso il Dipartimento di psichiatria della University of Rochester Medical Center (New York), ha evidenziato come una scarsa estroversione possa essere il segnale della presenza nel sangue di un alto livello di una sostanza chimica infiammatoria (Interleuchina-6), soprattutto nelle donne di mezza età. Il cervello di una persona sotto stress produce ormoni che, a lungo termine, potrebbero avere effetto sugli organi. Questo provocherebbe una reazione a catena del sistema immunitario, con il rilascio di sostanze che a loro volta scatenerebbero infiammazioni. Con conseguenze molto gravi, soprattutto in presenza di altre malattie come artrite reumatoide, Alzheimer o arteriosclerosi, andando a ostruire le arterie e causando ictus e infarti.
DONNE PIÙ A RISCHIO - Secondo i risultati della ricerca le persone estroverse, particolarmente ricche di vigore ed energia vitale, hanno livelli drasticamente più bassi di Interleuchina-6 (IL-6) nel sangue. Dai test, condotti su un campione di 103 cittadini di età superiore ai 40 anni, sembra inoltre che le donne e alcune minoranze etniche siano in media più vulnerabili allo stress, mostrando valori di IL-6 rispetto agli uomini caucasici. Nel primo caso a causa degli sbalzi ormonali tipici dell’età, nel secondo caso probabilmente per fattori esterni, come il dover affrontare manifestazioni di razzismo. «Il nostro studio ha fatto il primo importante passo nel dimostrare una forte associazione tra una parte dell’estroversione e un composto chimico specifico, collegato allo stress» dichiara Chapman. «Il prossimo passo sarà dimostrare se l’uno è la causa dell’altro».
ENERGIA VITALE INNATA - Gli scienziati infatti non hanno ancora dimostrato che l’introversione è la causa dell’infiammazione. Potrebbe essere anche il contrario. «Se fosse l’attività dovuta a un carattere introverso a causare l’infiammazione, noi potremmo concepire dei trattamenti per aiutare i pazienti ad alto rischio e diventare più coinvolti nella vita, per difendersi dalla malattia». Parte della terapia potrebbe essere rappresentata dall’esercizio fisico. Ma non sarebbe una risposta completa: «Oltre all’attività fisica - spiega Chapman - certe persone sembrano avere questa energia innata, diversa dal tenersi in esercizio, che li rende intrinsecamente coinvolti nella vita». Come suggerisce lo studioso, sarebbe interessante riuscire a mettere a punto una tecnica per incrementare nelle persone questo tipo di disposizione d’animo.
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