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lunedì 27 luglio 2009
Parkinson: trattamento con stimolazione magnetica del cervelletto.
Da uno studio della Fondazione Santa Lucia nuove possibilita' di trattamento della malattia di Parkinson. Un aiuto giunge dalla stimolazione magnetica del cervelletto.
Il morbo di Parkinson e' normalmente trattato farmacologicamente ricorrendo alla levo-dopa; tale sostanza pero' spesso induce anche movimenti involontari, denominati discinesie. Questi disturbi si presentano in un'elevata percentuale di pazienti dopo alcuni anni di terapia: in alcuni casi possono essere talmente intensi da divenire invalidanti, provocando difficolta' nell'esecuzione dei movimenti volontari, perdita di equilibrio e frequenti cadute. I meccanismi che provocano le discinesie ancora non sono stati completamente chiariti e la terapia medica per tenerli sotto controllo non e' soddisfacente. Fino ad oggi, infatti, miglioramenti significativi potevano essere ottenuti soltanto con procedure invasive, come la stimolazione cerebrale profonda mediante neurochirurgia stereotattica.
Comprendere a fondo i meccanismi da cui originano le discinesie indotte dalla levo-dopa e' quindi fondamentale per adottare nuove strategie terapeutiche nella cura del morbo di Parkinson. Ora una ricerca dell'IRCCS Fondazione Santa Lucia di Roma, appena pubblicata sull'importante rivista internazionale Neurology, ha dimostrato che il cervelletto puo' essere un nuovo potenziale bersaglio per il trattamento delle discinesie. La ricerca e' stata condotta dal dott.
Giacomo Koch in collaborazione con Livia Brusa, Carlo Caltagirone e Paolo Stanzione dell'Universita' di Tor Vergata, con il contributo di un'equipe spagnola dell'Universita' di Siviglia.
Lo studio ha preso in esame gruppi di pazienti con morbo di Parkinson che presentavano discinesie indotte dalla terapia con levo-dopa. Tali pazienti sono stati sottoposti a due settimane di trattamento con stimolazione magnetica transcranica (TMS), una metodica neurofisiologica assolutamente non invasiva e in grado di indurre una modificazione della eccitabilita' dei neuroni dell'area del cervello che viene stimolata. Nel gruppo di pazienti in cui la TMS e' stata applicata giornalmente sul cervelletto per alcuni minuti si e' osservata una persistente riduzione della frequenza e dell'intensita' dei movimenti involontari.
Inoltre, si e' visto che il miglioramento clinico si e' associato a modificazioni nell'eccitabilita' delle aree motorie connesse con il cervelletto: si e' cosi' evidenziato il ruolo importante che questi circuiti neuronali sembrano giocare nello sviluppo delle discinesie.
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