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sabato 15 agosto 2009
EFFETTO SERRA: GLI ECOPROFUGHI SONO 6 MLN L'ANNO, un aumento della temperatura di due gradi SAREBBE LA FINE
Sei milioni di persone l'anno costrette a lasciare il proprio territorio a causa dei cambiamenti climatici. Un dato che per il 2050, secondo le stime UNHCR, potrebbe riguardare 200/250 milioni di persone.
E' questo il profilo dell'emergenza umanitaria degli eco-profughi, i nuovi migranti costretti a fuggire da desertificazione, inondazioni e effetti del riscaldamento globale, lanciata da Festambiente, il festival di Legambiente a Rispescia (Gr) fino al 16 agosto. Anche l'Italia ha gia' iniziato a scontare gli effetti del riscaldamento globale in quanto area mondiale ''a piu' alta vulnerabilita' in termini di perdita di zone umide e in particolare degli ecosistemi e della biodiverista' marino-costiera''. Lo studio di Legambiente stima che saranno sommersi circa 4.500 chilometri quadrati del territorio nazionale, distribuiti in prevalenza al Sud, dove si concentreranno la maggior parte delle aree che andranno incontro a una progressiva desertificazione. A maggior rischio secondo il rapporto Enea e' la Sardegna con il 52% del territorio esposto al pericolo della desertificazione.
''Se fino ad ora - ha dichiarato Maurizio Gubbiotti, coordinatore della segreteria nazionale di Legambiente - sono state le guerre la principale causa delle emigrazioni di massa, oggi il riscaldamento globale rappresenta un fattore determinante. Sono circa due anni, infatti, che il numero dei profughi ambientali ha superato quello dei profughi di guerra, eppure non si riesce a dare loro assistenza in modo adeguato, perche' giuridicamente non esistono, non sono riconosciuti come 'rifugiati' dalla Convenzione di Ginevra del 1951, ne' dal suo Protocollo supplementare del 1967.
Oltre all'immediata necessita' di uno status giuridico per i profughi ambientali, la vera urgenza consiste, quindi, nel capire che molte questioni legate all'ospitalita' e all'accoglienza nei nostri Paesi devono in primo luogo essere affrontate attraverso un serio impegno collettivo nella lotta ai cambiamenti climatici''.
Misure ancor piu' necessarie se si pensa che al di la' delle prospettive future, gli effetti del riscaldamento globale e dei cambiamenti climatici sono gia' una drammatica realta' in molti paesi, che hanno pagato un prezzo alto per vittime e sfollati.
In Brasile quest'anno sono state un milione le persone colpite dalle inondazioni con un numero di sfollati tra 400.000 e 600.000, mentre in 350 mila sono stati colpiti in Namibia dalla recente inondazione dovuta alle piogge torrenziali iniziate dal mese di gennaio scorso. Il 50% delle strade e il 63% dei raccolti e' a rischio, con anche gravi danni all'economia e per la sussistenza: secondo l'Onu 544 mila persone potrebbero confrontarsi con un'insufficienza di cibo tra il 2009 e il 2010. Dati poco confortanti anche in Angola dove 160 mila persone hanno subito inondazioni, ma e' un numero destinato a crescere. E ancora, in Myanmar il ciclone Nargis nel maggio 2008 ha fatto 140 mila vittime, colpendo anche altri 2-3 milioni di persone e costringendo 800 mila persone a sfollare.
l ritmo dei negoziati sul clima deve accelerare. E' quanto chiede Yvo de Boer, il piu' alto responsabile dell'Onu per la questione. Per cinque giorni, i delegati di circa 180 Paesi riuniti a Bonn hanno cercato di mettersi d'accordo su una versione alleggerita di una bozza di testo molto lunga (200 pagine) che sara' presentata al vertice di Copenhagen a dicembre nella prospettiva del dopo Kyoto. ''Sono stati fatti alcuni progressi'', ha detto durante una conferenza stampa De Boer, segretario esecutivo della Convenzione dell'Onu sui cambiamenti climatici, ma ''se continuiamo a questo ritmo non avremo successo''. ''Il ritmo dei negoziati deve accelerare fortemente nel corso della prossima sessione a Bangkok'', ha sottolineato de Boer, ricordando che restano solamente 15 giorni di negoziati prima di Copenhagen. ''Sarebbe incomprensibile perdere quest'occasione'', ha osservato. Sono previste altre due riunioni preparatorie del vertice, a Bangkok dal 28 settembre al 9 ottobre e a Barcellona dal 2 al 6 novembre. ''Un cambiamento climatico serio significa 'game over''', ha sottolineato il responsabile dell'Onu, osservando: ''ho sentito dire che potremmo sopravvivere a un aumento della temperatura di due gradi. Questa e' la strada verso il disastro''.
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