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mercoledì 25 novembre 2009
effetto serra: GAS SERRA, LIVELLI RECORD
Clima La World meteorological organization rivela che la concentrazione di anidride carbonica, metano e protossido di azoto nell'atmosfera ha superato di gran lunga la media rilevata nell'era preindustriale. L'allarme del mondo scientifico
Gli esperti della Wmo, l'Agenzia delle Nazioni unite per le scienze dell'atmosfera, l'idrologia e il clima, denunciano che i livelli di tutti i gas a effetto serra dispersi nell'atmosfera terrestre continuano ad aumentare in maniera preoccupante.
I dati sperimentali contenuti nel rapporto "Greenhouse gas bulletin", presentato in conferenza stampa a Ginevra e pubblicato ieri, evidenziano che nel 2008 la concentrazione atmosferica globale di anidride carbonica (CO2), metano (CH4) e protossido di azoto (N2O) intorno al pianeta ha raggiunto i livelli più alti mai registrati dall'era pre-industriale.
Questi gas, più di altri, contribuiscono a intrappolare le radiazioni solari, provocando il riscaldamento progressivo dell'atmosfera, proprio come fossero il rivestimento semitrasparente di una serra.
I dati collezionati dal Wmo, raccolti da una rete di 200 stazioni di osservazione poste in oltre 50 Paesi, mostrano che dal 1990 a oggi il "forcing radiativo", cioè l'effetto serra aggiuntivo che provoca il surriscaldamento globale, è aumentato del 26 per cento. Tra il 2007 e il 2008 l'aumento ha raggiunto l'1,3 per cento l'anno, il valore più alto registrato nell'ultima decade.
A leggere il rapporto, la forte incidenza delle attività antropiche sull'incremento dei gas serra e sul conseguente aumento delle temperature medie traspare al di là di ogni ragionevole dubbio. Le misurazioni dell'anno scorso mostrano che la percentuale di CO2 presente nell'atmosfera ha ormai raggiunto il valore di 385 ppm (parti per milione), abbondantemente oltre la soglia di 350 ppm considerata da molti il limite massimo per poter contenere il surriscaldamento globale al di sotto dei 2 °C cioè entro le condizioni di sostenibilità dei sistemi naturali e umani del pianeta. Valori comunque lontanissimi da quel 250 ppm che era la media rilevata dagli scienziati in era preindustriale, ossia prima del 1750, quando non era ancora cominciato lo sfruttamento sistematico dei combustibili fossili a scopi industriali.
Secondo il Wmo, l'anidride carbonica contribuisce per il 63,5 per cento al surriscaldamento globale derivante dall'aumento del forcing radiativo globale che si è manifestato a partire dal 1750.
Il contributo del metano è stato invece del 18,2 per cento. Le concentrazioni di metano in atmosfera dal 1750 sono aumentate del 157 per cento. Di queste oltre la metà sono attribuibili alle emissioni antropiche provenienti, ad esempio, dall'allevamento industriale dei bovini, dalla coltivazione intensiva del riso e dai processi di decomposizione organica delle biomasse.
La pubblicazione del "Greenhouse gas bulletin" giunge a due settimane dall'inizio della Conferenza di Copenaghen sul clima. «Vogliamo che le decisioni non siano basate su delle voci ma sui fatti, per cui questi sono i fatti», ha esclamato in conferenza stampa Michel Jarraud, segretario generale del Wmo.
Il forte incremento della concentrazione di gas serra durante gli ultimi anni, nonostante i limiti imposti dal Protocollo di Kyoto, secondo Jarraud, «significa che Kyoto non è sufficiente ma senza Kyoto sarebbe ancora peggio». Un accordo a Copenaghen sulla riduzione delle emissioni viene quindi presentato come indispensabile. Ad esempio, nello stesso rapporto si evidenzia che grazie al Protocollo di Montreal sulle sostanze che impoveriscono lo strato di ozono, entrato in vigore nel 1989, la concentrazione nell'atmosfera di clorofluorocarburi (cfc) è decisamente in calo.
L'iniziativa del Wmo è un altro sasso lanciato dagli scienziati nell'acqua stagnante della politica. «Quello che so è che non dobbiamo rinunciare - ha detto Jarraud - dobbiamo fare ogni sforzo per ottenere il migliore accordo possibile a Copenaghen. È importante essere determinati. È importante ridurre al minimo l'entità dei cambiamenti climatici. Più ritardiamo le decisioni, maggiore sarà l'impatto».
E a pagare il prezzo maggiore saranno sicuramente i più poveri del pianeta.
fonte: verdi.it
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