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mercoledì 6 gennaio 2010
influenza suina: nuova influenza, UN VIRUS MEDIATICO
Salute Dopo mesi di battente campagna informativa, l'influenza pandemica non fa più notizia. Eppure la gente continua ad ammalarsi. L'analisi del ginecologo Nicola Colacurci: «è molto più lieve di quanto volevano farci credere»
E' stato lo spauracchio degli ultimi mesi, ma il flop della vaccinazione contro il virus pandemico A-H1N1 sembra proprio dire che le informazioni diffuse sul suo conto non siano state proprio esatte.
Proviamo a fare il punto con il professor Nicola Colacurci, ginecologo presso l'Azienda universitaria del Policlinico di Napoli.
In cosa si è differenziato il virus A-H1N1 rispetto a quello dell'influenza stagionale? Nella realtà non si è molto differenziato dalle altre pandemie influenzali. Non dispongo, però, di alcun dato per affermare i motivi che hanno spinto gli epidemiologi a farlo.
Sicuramente si prevedeva una diffusione generalizzata di questo virus rispetto alle altre pandemie e una maggiore incidenza di complicazioni, soprattutto broncopolmonari, che potessero, così, determinare più facilmente la morte di soggetti colpiti da questo tipo di patologia. In realtà qualsiasi pandemia influenzale va a determinare un certo tasso di mortalità perché colpisce una popolazione con patologie pregresse, causando così una serie di complicazioni che portano diversi soggetti alla morte.
Voi medici avete ricevuto una comunicazione ufficiale dal ministero?
Non abbiamo ricevuto alcuna particolare comunicazione ufficiale. Le informazioni avvengono, soprattutto, attraverso i mass media. Quindi è poco chiaro il confine tra la reale pericolosità del virus e il sensazionalismo dei mass media sulla reale necessità.
La dimostrazione che certe previsioni non necessariamente corrispondono allo sviluppo futuro dell'A-H1N1 è nel fatto che allo stato attuale appare molto più blando di quello che si era pensato.
Tutte le perplessità, dunque, espresse da noi medici in merito alla vaccinazione della popolazione si sono dimostrate reali. Questo ha portato solo a una spesa sanitaria pubblica estremamente alta a causa dell'acquisto di vaccini oramai vicini alla data di scadenza. E' chiaro che in una situazione di estrema enfatizzazione mediatica inevitabilmente si fanno poche scelte ragionate.
Perché parla di enfatizzazione mediatica?
Gli organi di stampa prestano particolare attenzione a quelle notizie considerate appetibili. E questa lo è stata, anche grazie a tutte una serie di informazioni diffuse da chi gestiva le valutazioni epidemiologiche.
Voi ginecologi che tipo di informazioni avete ricevuto?
Le stesse che hanno ricevuto gli altri medici.
Parliamo del vaccino e di quello che era stato previsto dal ministero.
Il ministero ci ha indicato di vaccinare tutte le donne in gravidanza ma senza accompagnare questa richiesta da dati sull'incidenza di eventuali complicazioni né su quella della mortalità.
C'è stato un periodo in cui si consigliava a tutti una vaccinazione senza avere alcun dato sugli effetti collaterali mentre, invece, qualche nazione tipo la Svizzera la sconsigliava perché non si era a conoscenza degli effetti che poteva causare un eccipiente come lo squalene.
Nemmeno a seguito di una mia personale richiesta il ministero è stato capace di fornire dati certi. Probabilmente perché non ne sono mai esistiti.
Perché si è avviato un processo di vaccinazione?
In assenza di notizie certe preferisco non fare demagogia.
Si sono riscontrati effetti collaterali sulle persone vaccinate?
Bisognerebbe disporre di una visione ampia del problema, di grossi numeri di cui, però, non siamo a conoscenza.
Si può parlare di un caso Campania a causa del numero di vittime superiore rispetto alle altre regioni?
Non sono a conoscenza di quali patologie fossero afflitte le persone decedute e non possiamo definire questo come un caso Campania, ma nemmeno possiamo credere che ci sia stato una maggiore diffusione del virus nelle regioni del Sud solo perché c'è stato un numero maggiore di vittime.
Il vaccino diffuso è sufficiente per l'intera popolazione ed è giunto per tempo?
Sì, le Asl dispongono di un numero di scorte elevate arrivate in ritardo solo rispetto all'immaginario mediatico perché non c'è stato il picco di diffusione del virus, enfatizzato solamente dalla stampa, che adesso sembra interessata ad altri problemi.
fonte:verdi.it
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