il contraccettivo di emergenza di ultima generazione, funziona fino al quinto giorno successivo a un rapporto sessuale non protetto (e non solo entro il terzo, come la pillola tradizionale). Lo dimostra un ultimo studio americano, appena pubblicato sul Journal of Obstetrics and Ginecologics, che prelude alla vendita del farmaco negli Stati Uniti. In Europa la nuova pillola è già stata approvata dall’Emea, l’ente europeo per il controllo dei farmaci, e dovrebbe essere commercializzata nei prossimi mesi anche in Italia, ma si può già ipotizzare che non mancherà di suscitare polemiche.
I DATI «TECNICI» - Partiamo dallo studio: la nuova pillola, sommministrata a 1.241 donne statunitensi, ha mostrato un tasso di successo del 97,9 per cento, paragonabile a quello del levonorgestrel (la pillola «del giorno dopo» tradizionale a base di ormone progestinico), ma, a differenza di quest’ultima, l’ulipristal mantiene la sua efficacia se somministrata in un lasso di tempo di 120 ore, mentre il levonorgestrel va preso entro 72 ore, e comunque il prima possibile dopo il rapporto, perchè perde via via di efficacia. Gli effetti collaterali segnalati sono principalmente mal di testa, nausea e dolori addominali.
COME FUNZIONA - Entriamo adesso nel dettaglio del meccanismo con cui agiscono questi farmaci, perchè è qui che si concentra sempre il dibattito etico-politico. «Il levonorgestrel è un progestinico - spiega Emilio Arisi, ginecologo all’ospedale di Trento e membro del Consiglio direttivo della Sigo, la società italiana di ginecologia e ostetricia - che funziona interferendo con l’ovulazione, prima cioè che si verifichi la fecondazione dell’ovulo da parte dello spermatozoo. Non è un abortivo: ormai esiste un’abbondante letteratura (compresi alcuni lavori dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ndr) che lo esclude. Secondo le ricerche condotte finora anche l’ulipristar, che invece ha un effetto anti-progesterone, agisce sui meccanismi dell’ovulazione». Il fatto, però, che l’intervallo di tempo in cui può avere effetto arrivi al quinto giorno potrebbe far ipotizzare altri meccanismi d’azione: in altre parole, il farmaco potrebbe anche agire impedendo l’impianto di un ovulo già fecondato nell’utero. Non è, invece, paragonabile al mefepristone, cioè alla pillola Ru486, quella utilizzata per l’aborto in alternativa alla chirurgia: in questo caso il farmaco agisce sull’ovulo fecondato già impiantato nell’utero.
NON DEVE ESSERE USATA COME CONTRACCETTIVO - «La nuova pillola è sicuramente un avanzamento - commenta Rossella Nappi, ginecologa all’Università di Pavia, - ma non va utilizzata come sistema contraccettivo abituale. Purtroppo oggi le sedicenni, che magari hanno rari rapporti sessuali, vi ricorrono tre o quattro volte l’anno». Come dire che la prevenzione della gravidanza va attuata a monte, mentre la contraccezione di emergenza va riservata a casi particolari. «È un sistema di backup - continua Rossella Nappi - da suggerire a donne che hanno già fatto una scelta contraccettiva, ma che hanno dimenticato, per esempio, di prendere la pillola o che ha avuto un incidente con il preservativo. Oppure a donne che, per problemi medici vari, non possono assumere estroprogestinici e che, con la pillola del giorno dopo, possono avere a disposizione una protezione in più». La nuova pillola è già in commercio in Germania, Francia, Gran Bretagna e Spagna; in Italia dovrebbe esserlo nei prossimi mesi. Probabilmente richiederà la ricetta medica, come già avviene per il levonorgestrel.
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