E' possibile produrre energia da pigmenti naturali come quelli che si trovano nella frutta, nella verdura e nei fiori. Lo ha rilevato uno studio del gruppo di ricerca della Scuola di Scienze Ambientali dell'Universita' di Camerino, coordinato da Rita Giovanetti.
L'esperimento, si legge in una nota dell'Ateneo, prevede l'utilizzo di estratti di frutti di bosco o di una spremuta per la generazione di energia elettrica. Gli estratti, senza l'aggiunta di solventi, vengono assorbiti su un supporto di diossido di titanio posizionato su vetro conduttivo e il tutto viene assemblato fino alla costruzione di una cella fotovoltaica. In maniera naturale il dispositivo permette di sfruttare l'assorbimento di luce dei pigmenti naturali per la generazione di energia elettrica.
''Lo studio - hanno detto i collaboratori al progetto - utilizza un principio messo a punto da Michael Graetzel al Politecnico Federale di Losanna, con il quale il nostro gruppo di ricerca ha collaborato a seguito dell'esperienza acquisita dalla dottoranda di ricerca Leila Alibabaei. Per la realizzazione del dispositivo foto-elettrochimico, su di un vetro conduttore trasparente viene depositato un film sottile di nanoparticelle di biossido di Titanio, su cui viene fatto adsorbire l'estratto del colorante per la formazione di un elettrodo che, asciugato e trattato con piccole quantita' della soluzione elettrolitica, viene ricoperto da un altro elettrodo contenente il catalizzatore. Il dispositivo permette cosi' di ottenere una quantita' di energia misurabile''.
Lo studio e' finalizzato ad esaminare i pigmenti naturali, ricercare, nella loro struttura chimica cio' che si puo' migliorare per renderli piu' stabili e ottimizzare i processi di assorbimento su diossido di titanio per una maggiore efficienza nella produzione energetica.
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