I germani reali e i cormorani del bacino del Lambro muoiono. La Protezione civile rassicura: «I livelli di idrocarburi nel fiume lombardo e poi nel Po non hanno mai superato la soglia consentita», ma a 10 giorni dallo sversamento di migliaia di metri cubi di liquido inquinante è tempo di primi bilanci sull’impatto ecologico del disastro. «Gli animali che abbiamo ritrovato negli ultimi giorni – dice Manuela Simonini, Commissario polizia provinciale Milano – erano tutti morti». A essere coinvolti solo uccelli: «E’ stata una fortuna - raccontano i volontari al Centro recupero animali selvatici dell’Oasi Wwf di Vanzago - che lo sversamento sia avvenuto in inverno. Fosse successo fra un mese sarebbero morti ancora più animali, in primavera c’è infatti il risveglio, dopo il letargo. E’ al Centro del Wwf che sono stati portati i germani reali colpiti dalla marea nera, in una settimana ne sono arrivati una decina ancora vivi, la metà non cel’hanno fatta.
E se l’emergenza sembra superata, l’impatto a lungo termine sull’ecosistema fluviale di Lambro e Po è tutto da valutare, secondo i ricercatori dell’Irsa, Istituto sulle acque del CNR. Ciò che succederà dipende dalla composizione del liquido finito nei fiumi, che deve ancora essere determinata con esattezza, e dalla quantità della stesso, 5000-7000 metri cubi ma in un primo momento si era parlato di 15mila metri cubi. Poi la valutazione di quanti sversamenti sono stati operati approfittando della marea nera già in atto. Al depuratore di San Rocco a Monza, la prima barriera che il liquido inquinante ha incontrato, una delle vasche di sedimentazione è ancora ricolma di acqua melmosa e il processo di smaltimento è tuttora in corso.
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