Torna la tubercolosi in Italia che colpisce ogni anno 5 mila persone, di cui oltre 500 nel Lazio, in gran parte a Roma. I dati arrivano dall'associazione ''Stop TB Italia'', in occasione della Giornata mondiale della tubercolosi che si celebra domani.
Le persone che contraggono la Tbc, spiega l'associazione, sono soprattutto extracomunitari, passati dal 22% al 43% dei malati in pochi anni anche a causa delle condizioni disagiate in cui vivono. Ma il problema, secondo l'associazione, e' anche un altro: ''Nel nostro Paese mancano strutture ospedaliere per ricoveri prolungati, oltre a test e farmaci; si registrano sistematicamente ritardi diagnostici di 3 mesi e trattamenti scorretti. Insomma, serve formazione per i medici''.
''Il Comune di Roma attraverso l'assessorato alle Politiche Sociali e della Salute ed in collaborazione con l'Ospedale L. Spallanzani sta seguendo da alcuni mesi un progetto per la diagnosi precoce della Tbc negli immigrati - annuncia il presidente della Commissione Consiliare Speciale Politiche Sanitarie del Comune di Roma, Fernando Aiuti - Nei campi nomadi viene distribuito un questionario che viene compilato con l'aiuto di operatori sanitari, che evidenzia eventuali sospetti di Tbc. Le persone che rientrano nei casi sospetti vengono invitate ad andare presso l'ambulatorio dello Spallanzani dove vengono inserite in un percorso diagnostico e terapeutico dell'Ospedale''.
In merito invece al ritardo diagnostico e agli errori nei trattamenti, Giorgio Besozzi, dell'associazione ''Stop Tb Italia'', Centro di Formazione Permanente Tubercolosi di Milano, ha spiegato che: ''Il limitato numero di casi ha provocato una perdita di esperienza nella classe medica che si traduce in ritardo diagnostico e scorretto monitoraggio del trattamento''.
''Infatti - ha aggiunto - pur essendo la diagnosi semplice, viene a mancare il sospetto diagnostico che attiva le procedure; il ritardo diagnostico medio e' di oltre tre mesi, inaccettabile per una malattia contagiosa; capitano sempre piu' spesso casi di multiresistenze a causa di scorretti trattamenti per scarsa esperienza clinica. A questi problemi possiamo rispondere solo con un programma capillare di formazione a tutti i medici coinvolti nella diagnosi e nel trattamento''.
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