È previsto «nei prossimi giorni» l’avvio in Italia della sperimentazione di un vaccino terapeutico contro la malattia di Alzheimer, ossia di un vaccino che non previene la malattia ma che ne rallenta la progressione. Lo ha annunciato oggi a Roma Elio Scarpini, dell’Ospedale Maggiore di Milano e del dipartimento di Neuroscienze dell’università di Milano, nel «BrainForum», il convegno sulle nuove frontiere della ricerca sul cervello organizzato per i 101 anni del Nobel Rita Levi Montalcini.
Si tratta di una sperimentazione internazionale di fase 2, volta cioè a dare le prime risposte sull’efficacia. È coordinata per l’Italia dalla Fondazione Santa Lucia di Roma e in l’Italia partecipano complessivamente 30 pazienti fra Roma (due centri), Milano, Firenze, Genova e Brescia.
La sperimentazione è condotta su pazienti in fase lieve-moderata della malattia e di oltre 55 anni. Nello studio di fase 1, volto a verificare la sicurezza e coordinato dalla Svezia, il vaccino è risultato «ben tollerato», ha osservato Scarpini. Il vaccino terapeutico che l’Italia si prepara a sperimentare funziona rimuovendo le placche di sostanza beta-amiloide caratteristiche della malattia. Basato sulla forma patologica della proteina, il vaccino stimola la formazione di anticorpi specifici, che si legano cioè alla proteina amiloide. Quest’ultima può essere quindi individuata e distrutta dalle cellule-spazzino del sistema immunitario. Sono numerosi i vaccini terapeutici contro l’Alzheimer attualmente in fase di sperimentazione clinica.
Proprio oggi è arrivato da Vienna l’annuncio dell’avvio di uno studio in Austria, Germania, Francia, Repubblica ceca, Slovacchia e Croazia. Anche questo è un vaccino terapeutico e si basa sulla produzione di anticorpi specifici contro le placche amiloidi.
Ovunque si stiano moltiplicando gli sforzi per riuscire a rallentare la forma più diffusa di demenza senile, che colpisce più di 26 milioni di persone nel mondo e oltre 500.000 in Italia. Tuttavia la strada è ancora molto lunga e ci vorranno anni soltanto per avere i risultati di queste sperimentazioni appena avviate. Nessuna di esse, infatti, ha attualmente raggiunto la fase 3, ossia quella condotta su un numero di pazienti molto vasto e tesa a dimostrare l’efficacia della terapia. Soltanto dopo questa fase si apre l’iter per registrare la cura e approvarne la commercializzazione.
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