USA. Spazza ogni dubbio, e suona la sveglia al Congresso, il comunicato del National Research Council: i cambiamenti climatici sono una realtà e la colpa è quasi interamente imputabile alle attività umane.
I cambiamenti climatici sono una realtà e la colpa è quasi interamente imputabile alle attività umane, ai combustibili fossili e alla deforestazione. Spazza ogni dubbio il comunicato dell’Nrc, il National Research Council, che è il braccio della ricerca scientifica dell’Accademia Nazionale delle Scienze (Nas) degli Stati Uniti che accompagna tre nuovi documenti sullo stato attuale del riscaldamento globale e sulle azioni da intraprendere per mitigarne gli effetti.
Uno schiaffo per risvegliare dal torpore il Congresso Usa e riprendere le discussioni sull’American Clean Energy And Security Act, la legge su energia e clima, fortemente voluta da Obama, arenatasi al Senato dopo la presentazione del nuovo testo la scorsa settimana e destinata a rimanere ferma almeno fino alla fine di giugno.
I progressi della scienza sul tema del cambiamento climatico, i processi di adattamento e le strategie di mitigazione: questi i tre temi distinti dei documenti scientifici. Nel primo si difende la metodologia e la serietà dei risultati ottenuti da migliaia di studi rigorosi e accurati nel campo delle scienze per il clima. Dopo i recenti attacchi da parte di media conservatori, a seguito di un falso scandalo di risultati contraffatti e di errori nelle analisi degli scienziati, i luminari ribadiscono la qualità dei loro risultati, e la necessità di proseguire su questo filone di studi.
Una novità interessante giunge dal report del Nrc sulla mitigazione. Scompaiono i target specifici di riduzione delle emissioni di CO2 da conseguire e vengono introdotti invece dei budget di emissioni massime disponibili (emissioni cumulate spendibili nel periodo 2012-2050), di cui ogni paese può disporre e che deve saper gestire. Un’architettura diversa che si sposa bene con la direzione dell’accordo di Copenhagen, il testo negoziale che cerca di aggirare livelli di taglia alle emissioni globali comuni per tutti i paesi. Ognuno avrebbe un paniere di emissioni che può meglio distribuire come crede, senza necessariamente deprimere economicamente settori già messi a dura prova dalla crisi. Un nuovo paradigma, fuori dalle logiche del passato, per affrontare le sfide dei cambiamenti del clima (innalzamento dei mari, trasformazione dei suoli) e gli impatti che da questi deriveranno.
Questo è l’obiettivo del governo Usa che deve definire per vincere la sfida dell’adattamento ai cambiamenti climatici. Il terzo report del Nrc sottolinea a proposito la necessità di una strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, basata sull’impostazione e la promozione di azioni concrete che dovranno essere definite e attuate a livello decentrato e locale.
Non perde però il suo ruolo il governo centrale che rimane imprescindibile per la ricerca e il supporto economico affinché le autorità locali pianifichino e attuino al meglio, le azioni di adattamento. Senza un’autorità di riferimento, sottolinea lo studio, raggiungere questi obbiettivi diviene impossibile. Bisogna quindi - aggiungono gli scienziati - creare programmi statali che coinvolga molteplici agenzie in modo da coordinare con successo lo sforzo nella lotta contro il cambiamento climatico.
fone: www.terranews.it
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