Donare il cordone ombelicale o conservarlo per se stessi? Sono sempre di più i genitori che Italia decidono di non negare ai propri figli un'opportunità terapeutica teoricamente realizzabile per la scienza, ma ancora molto controversa. Per informare sul dove, come e perché farlo la seconda puntata del Vanguard Italia, in onda mercoledì 9 giugno alle ore 21.10 sul canale 130 Sky, segue l'iter autologo e allogenico di due cordoni ombelicali, dalla sala parto alla crioconservazione.
I DUE RACCONTI - Le telecamere di Current filmano, in due ospedali romani, la storia di Martina che nascendo dona le sue cellule cordonali per salvare una vita, chissà. E quella di Eleonora che, sicuramente non ne avrà mai bisogno ma, per sicurezza conserva il prelievo del sangue placentare in una banca staminale di San Marino. L’Italia, infatti, vieta la conservazione autologa. Per legge il cordone è considerato un bene pubblico e come tale va trattato secondo principi etici e scientifici. Chi vuole conservarlo per sé, può informarsi prevalentemente online, contattare centri specialiazzati all'estero e pagare fino a 3mila euro per ricevere via posta il kit per il prelievo e la conservazione del sangue cordonale; chi sceglie l'allogenica, invece, viene sottoposto a una visita d'idoneità, segue un iter burocraticamente complesso ma gratuito e tutto avviene in Italia. La conservazione allogenica è supportata da oltre 20 anni di attività trapiantologica. Ad oggi invece non ci sono evidenze scientifiche a supporto della conservazione autologa. Esistono tra l'altro malattie che non possono essere curate con le cellule staminali proprie.
I DUE PARERI - N'è convinta il Sottosegratario al Ministero della Salute, Eugenia Roccella che intervistata da Current dice: «Conservare per sè è del tutto inutile. E' una truffa. Scientificamente non esiste nemmeno un caso di cordone ombelicale utilizzato per sè. Quando se n'è presentata l'opportunità i trapiantologi hanno preferito rivolgersi alle biobanche per chiedere cellule staminali altrui». Di parere opposto l'Amministratore delegato del Bioscience Institute di San Marino, Giuseppe Mucci che ai ricercatori convinti che la conservazione autologa sia un business e non una certezza scientifica risponde così: «Io dico di andarsi a leggere la Gazzetta Ufficiale del dicembre 2009 che elenca le patologie per le quali il sistema sanitario nazionale prevede a proprie spese la conservazione autologa. Vuol dire che esiste una sostenibilità sul piano scientifico e clinico».
L'AUMENTO DELLE RICHIESTE - Il reportage Vanguard gira l'Italia per ascoltare medici, esperti e protagonisti di una questione ancora molto dibattuta dal punto di vista scientifico eppure in decisa crescita. Basti pensare che le richieste di donazione o conservazione del cordone sono aumentate secondo questi trend: 6 mila nel 2007, oltre 12mila nel 2008, 18mila lo scorso anno. Infine, Maria Screnci responsabile dell'unità di crioconservazione del Policlinico Umberto I di Roma spiega al pubblico di Current come avviene clinicamente la donazione del cordone ombelicale: «Il cordone viene reciso e il bambino affidato alle prime cure del neonatologo. Intanto si procede con il prelievo del sangue cordonale che defluisce per gravità in una sacca creata ad hoc. E' veloce e indolore - assicura il medico - non è rischioso per la mamma né per il bambino e non modifica le dinamiche di sala parto».
fonte: corriere.it
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