Piu' di vent'anni di traffico di rifiuti tossici e radioattivi vengono fotografati nella nuova inchiesta diffusa oggi da Greenpeace dal titolo ''Le navi tossiche: lo snodo italiano, l'area mediterranea e l'Africa''. Per la prima volta vengono diffuse foto risalenti al 1997, che dimostrano come centinaia di container di dubbia provenienza siano stati interrati nell'area portuale di Eel Ma'an in Somalia. Il porto somalo, a trenta chilometri da Mogadiscio, e' stato costruito da imprenditori italiani.
Greenpeace ha ricevuto queste fotografie da un Pubblico Ministero.
L'inchiesta elenca numerosi casi di esportazione illegale di rifiuti pericolosi: alcuni sono stati bloccati anche grazie a Greenpeace, mentre in altre occasioni questi vergognosi carichi sono spariti, a volte ''dispersi'' in mare. Di molti non si e' mai saputo nulla.
Viene tracciata anche l'evoluzione di questo traffico che, da attivita' individuali, si e' organizzato in una ''rete'' di cui nomi di persone e imprese sono spesso stati segnalati a investigatori e magistrati. ''In troppi l'hanno fatta franca - rileva l'associaziione - e il sospetto che 'la rete' operi ancora oggi non puo' non affacciarsi''. Un altro elemento nuovo riguarda il caso piu' recente della ricerca in mare, nel 2009, del presunto relitto della ''Cunski'', al largo di Cetraro. Per convalidare le osservazioni della Procura di Palmi (Reggio Calabria), nell'ottobre del 2009 il governo italiano ha utilizzato una nave per le ricerche sottomarine - Mare Oceano - di proprieta' della famiglia Attanasio. Greenpeace rende noto che ''ci sono indicazioni chiare del fatto che il Ministero britannico della Difesa abbia offerto mezzi e personale qualificato a un prezzo inferiore rispetto a quello proposto dai proprietari di Mare Oceano. La ragione per cui l'offerta britannica sarebbe stata rifiutata rimane ignota, cosi' come i termini del contratto della Mare Oceano, mentre e' noto che Diego Attanasio e' coinvolto nel caso 'Mills-Berlusconi''.
Come denunciato dall'Agenzia Europea dell'Ambiente in un rapporto del 2009, il traffico illegale di rifiuti tossici e' un problema ancora rilevante. L'Agenzia sostiene che la Convenzione di Basilea, che impone il divieto dell'export di rifiuti tossici tra Paesi OCSE e non-OCSE, e' ben lontana dall'essere pienamente applicata.
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