Secondo una ricerca svedese appena pubblicata sul Journal of the National Cancer Institute, per i pazienti con cancro alla prostata a basso o medio rischio i controlli di sorveglianza senza trattamento iniziale potrebbero costituire una valida alternativa al trattamento stesso. Lo ricorda in una nota il prof. Umberto Tirelli, Direttore del Dipartimento di Oncologia Medica dell'Istituto Nazionale Tumori di Aviano, spiegando: ''i tumori della prostata sono in netto incremento tra la popolazione occidentale sia per l'invecchiamento della popolazione, che per la sempre piu' diffusa pratica del psa e quindi la scoperta di sempre piu' tumori in una fase iniziale della malattia. Lo studio svedese che proviene dal Registro Nazionale dei Tumori ha analizzato per quasi 10 anni circa 7000 uomini di eta' inferiore a 70 anni con tumori alla prostata cosiddetti a basso o medio rischio di malignita' in base al livello del psa e alla quantita' di cellule tumorali riscontrabili nella prostata e ha stabilito che la percentuale di mortalita' tra i pazienti che hanno optato per i controlli di sorveglianza periodici senza trattamento, pari a 3 persone su 100, non e' statisticamente differente da quella di chi ha optato per trattamenti aggressivi come una prostatectomia radicale o una radioterapia locale con gli associati effetti collaterali che possono alterare in modo significativo la qualita' della vita (come l'impotenza e l'incontinenza urinaria)''. Questa ricerca quindi conferma quanto gia' riscontrato in un recente studio americano che riportava gli stessi risultati.
''Pertanto - conclude Tirelli - una diagnosi di cancro alla prostata anche in una persona sotto i 70 anni non e' una sentenza di morte e non prelude necessariamente a trattamenti invalidanti''.
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