''Vengono oggi pubblicati sul prestigioso New England Journal of Medicine i risultati del primo vaccino terapeutico per il tumore della prostata, approvato in aprile negli Stati Uniti per i pazienti con tumore della prostata resistenti al trattamento ormonale.
Provenge e' il nome del vaccino terapeutico che migliora la sopravvivenza di circa 4 mesi rispetto al non trattamento e comporta molta meno tossicita' della chemioterapia, che sarebbe il trattamento in alternativa in uso per questi pazienti. Purtroppo, pero', un trattamento con Provenge, che consiste in un mese di terapia con una endovenosa ogni due settimane, costa quasi 100.000 dollari ed e' quindi di difficile accesso a molti pazienti nel mondo''. Lo spiega in una nota l'ocologo Umberto Tirelli Direttore del Dipartimento di Oncologia Medica, Primario Divisione di Oncologia Medica dell'Istituto Nazionale Tumori di Aviano (PN).
''Il trattamento -prosegue - consiste nel prelevare il sangue dei pazienti, manipolarlo in laboratorio usando una proteina ingegnerizzata chiamata PA2024 e reintrodurla nel paziente con la capacita' di attivare le cellule immunitarie del paziente stesso. Il vaccino terapeutico e' da molti anni un obiettivo della ricerca oncologica e questa e' effettivamente la prima volta che si ottiene un miglioramento della sopravvivenza nei pazienti con tumore della prostata ormonoresistente, anche se a costi molto elevati''.
''Certamente la qualita' di vita di questi pazienti con questo vaccino e' migliore che con la chemioterapia, che da piu' tossicita', e va considerato che e' un trattamento della durata di solo un mese contro i diversi mesi di un trattamento chemioterapico che comporta costi comunque elevati. Certamente, oggi il Provenge non potrebbe essere utilizzato in molti paesi del mondo perche' troppo costoso.
Questo vaccino potrebbe essere molto piu' utile in una fase piu' precoce della malattia ed e' questo l'aspetto piu' promettente del futuro di questa terapia.
Resta l'alto costo del vaccino - conclude Tirelli - che certamente dovrebbe essere ridotto da parte dell'industria farmaceutica che lo produce considerando che ne trarrebbe gli stessi proventi se fosse disponibile a molti piu' pazienti di oggi sia in Usa che in Europa e negli altri paesi, che oggi sono preclusi al trattamento per l'alto costo. Tenuto anche conto che il tumore della prostata e' il tumore piu' comune negli uomini, in aumento anche a causa dell'invecchiamento della popolazione''.
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