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martedì 26 ottobre 2010
SCORIE NUCLEARI: Il mare nucleare della Scozia. Spiagge contaminate e un Rov a caccia di hotspot radioattivi sui fondali
All'inizio di agosto il pontone "Mothership" ancorato a a 550 metri al largo della centrale nucleare di Caithness a Dounreay, in Scozia, ha calato un Remotely operated vehicle (Rov) delle dimensioni di una piccola ruspa che ha già trovato 279 "particles", o hotspot, di cui 40 considerati a un rischio "significativo" per la salute. Negli ultimi due mesi sono stati recuperati 255 hotspot.
Il robot sottomarino lavora 24 ore su 24, assistito sul pontone da 22 lavoratori, ed ha fino ad ora esaminato quasi tutti i 31 acri di fondale previsti per le tre campagne estive, un'area grande quanto 17 campi di calcio. La ricerca, che continuerà anche questo mese, fino ad ora è costata 1 milione e 500 mila sterline, senza comprendere il costo del Rov che è di 800 mila sterline. In tutto si prevede di indagare su 40 acri di fondali (100 ettari).
Un portavoce di Dounreay ha spiegato a "The Scotsman": «Sappiamo che non è realistico aspettarsi di recuperare ogni singola "particle " che è stata rilasciato. Tuttavia, nell'ambito della bonifica del sito, stiamo facendo il massimo sforzo possibile per recuperare il maggior numero delle "particle " più pericolose».
Nel 2009, in un'operazione minore svolta su 118 acri di fondale marino, sono state recuperate 115 "particelle" di Cesio 137, tra cui 28 reperti considerati "significativi", provenienti dalle barre di combustibile nucleare ritrattato, residui che sono finiti tranquillamente negli scarichi liquidi a mare per quasi 30 anni, finendo anche sulle spiagge di Dounreay. E' da oltre un quarto di secolo che i frammenti di combustibile nucleare irraggiato scaricato in mare negli anni '60 e '70 davanti a Dounreay stanno causando una forte preoccupazione, ma la dimensione e la gravità del problema sono venute fuori solo alla fine degli anni '90, dopo un'indagine svolta dall' UK Atomic energy authority. Le "particles" vennero rimosse dalle spiagge, ma nessuno indigo du cosa aveva scaricato la centrale nucleare sul fondo del mare. Subito si pensò addirittura di utilizzare dei subacquei per mappare l'area più inquinata e rimuovere il materiale radioattivo, ma poi si capì che era troppo pericoloso.
Solo nel 2007, dopo una consultazione in due anni, è stato si è deciso di rimuovere i materiali più pericolose in mare aperto, intanto si è continuato a bonificare le spiagge recuperando le "particles". Il Rov che sta setacciando i fondali al largo di Dounreay e un "tracked seabed crawler" basato sulla tecnologia svioluppata dall'industria d petrolifera/gasiera offshore, é dotato di un "7ft-wide detection system" capace di trovare frammenti di materiale radioattivo fino a due piedi sotto i sedimenti. Gli "hotspots" vengono stoccati in due tank, per poi venire riportati in superficie sul pontone che li porta alla centrale nucleare per analizzarli.
Nell'area interessata dalle ricerche ci dovrebbero essere almeno 700 "particles" radioattive, 200 delle quali sarebbero ad alto rischio per la salute umana. Secondo le cifre ufficiali, negli anni passati sono stati recuperati dai fondali marini davanti alla centrale di Caithness 1.100 campioni radioattivi e ne sono stati ritrovati altri 400 ritrovati in secche e banchi in mare aperti.
Il lavoro fa parte della dismissione della vetusta e pericolosa centrale di Dounreay che richiederà altri 15 anni ed un costo complessivo valutato fino ad ora in 2,6 miliardi di sterline. La Bbc sottolinea che i contribuenti britannici stanno pagando milioni di sterline solo «per correggere gli errori nucleari del passato».
Bill Thomson, del Dounreay site restoration limited (Dsrl) è incaricato dell'intera operazione di bonifica e spiega a Bbc Scotland: «E' stata un'operazione storica che era stata rappresentata come perfettamente accettabile al tempo in cui è stata realizzata. Le cose cambiano, abbiamo trovato questa roba e abbiamo deciso che dovevamo fare qualcosa al riguardo. Il pubblico ha deciso che dovevamo fare qualcosa di "fine", che è quello che facciamo». Il recupero del materiale radioattivo deve fare i conti spesso con le pessime condizioni del mare di Pentland Firth che limitano il tempo disponibile per le attività di recupero .
Intanto a terra continua lo smantellamento della centrale nucleare e niente, nemmeno la cupola che era diventato un elemento "storico" e cospicuo del paesaggio, rimarrà in piedi, «Gli esperti - sottolinea la Bbc - dicono che il rischio di radiazioni nucleari è troppo grande per consentire l'accesso del pubblico per i prossimi 300 anni».
Mentre succede tutto questo in Gran Bretagna molti continuano a dire che il nuclear fast reactor programme è stato un grande successo, ma ora i costi e i rischi lasciati in eredità da quel progetto abbandonato sono molti di più di quelli che avevano immaginato i suoi progettisti ed i politici che lo hanno reso possibile.
FONTE: http://www.greenreport.it/_new//index.php?page=default&id=6940
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