«Nessuna emergenza legata all’acqua di rubinetto. La situazione è sotto controllo e non ci sono rischi per la salute». Massimo Ottaviani, esperto del dipartimento Ambiente dell’Istituto Superiore di sanità, ridimensiona l’allarme causato da concentrazioni di arsenico superiori ai livelli stabiliti dall’Ue nelle acque di alcuni Comuni italiani, un centinaio, quasi tutti nel Lazio. Martedì il ministro della Salute Ferruccio Fazio ha annunciato di aver trasmesso alle amministrazioni che hanno sforato i limiti una circolare dove si comunica che l’Ue ha respinto la richiesta di deroga. Tutti dovranno rispettare il limite di 20 microgrammi di arsenico per litro (quello indicato nella normativa è di 10 microgrammi, dunque è stato concesso un innalzamento).
Dottor Ottaviani cosa succede adesso?
«I Comuni che hanno concentrazioni superiori ai 20 microgrammi dovranno rientrare nella norma secondo i piani presentati al momento di chiedere la deroga. Questo risultato si può raggiungere con interventi tecnologici, attraverso la miscelazione di altre acque o con trattamenti specifici. L’arsenico per fortuna è facilmente eliminabile».
In attesa di raggiungere gli obiettivi del piano di rientro che provvedimenti dovrebbero attuare i Comuni che hanno sforato?
«Dovrebbero vietare l’uso alimentare di acqua di rubinetto. Avvertire i cittadini di non berla. Chiariamo subito però che si tratta di una precauzione. Perché il consumo di acqua con concentrazione di arsenico superiori ai limiti previsti, se riguarda periodi limitati, non è pericoloso. Non c’è rischio per la salute».
Ma se l’Ue indica dei limiti qualche motivo ci sarà...
«La direttiva europea quando stabilisce il limite di 10 microgrammi per litro si riferisce a un consumo quotidiano e per tutta la vita».
Perché certe acque comunali contengono arsenico?
«L’arsenico è uno degli elementi caratteristici del suolo di origine vulcanica. È una presenza geologica quindi non dovuta all’intervento dell’uomo. Quando passa attraverso la roccia l’acqua trasporta con se questi elementi».
Perché il ministero ha richiesto per questi Comuni ben tre deroghe?
«È una procedura consentita dalla direttiva europea. L’ultima richiesta prevedeva il parere dell’Ue che in questo caso ha negato la deroga».
È vero che sono circa un milione i cittadini che potrebbero consumare acqua all’arsenico?
«Non mi risulta. In realtà sono qualche centinaia di migliaia. Non bisogna perdere la calma. Invece…»
Invece?
«Si è diffuso un allarme sproporzionato. Pensi, i responsabili dei servizi acqua di alcuni Comuni mi hanno chiamato per sapere se con acque del genere ci si può lavare. Ma certo. Mica è veleno»
Il ministero della Salute sta avviando alle Regioni la comunicazione che abolisce la deroga che portava a 50 milligrammi per litro la concentrazione massima di arsenico nelle acque destinate al consumo. La decisione arriva dopo la bocciatura dell'Unione europea alla deroga. Un no che elenca i 128 comuni d'Italia in cui i limiti sarebbero stati ampiamente superati.
IL MINISTRO - Ora, ha spiegato il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, sarà necessario fare un piano con le Regioni. L'ordinanza di deroga era stata fatta, ha riferito il ministro, «perché si prevedeva che non ci fosse alcun parere negativo da parte della Comunità europea». Il limite, ha ancora ricordato il ministro, era fissato a 10 milligrammi per litro e l'ordinanza lo aveva portato a 50, ora la Comunità europea indica l'opportunità di non superare i 20 milligrammi.
Fonte: http://www.corriere.it/salute/10_novembre_23/debac-arsenico-acqua_354e4d68-f72f-11df-ba4f-00144f02aabc.shtml
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