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lunedì 22 novembre 2010

Alzheimer : Troppo Gps? Si rischia anche l'Alzheimer


Orientarsi solo con i navigatori satellitari non aiuta il cervello, che perde le sue migliori capacità di memoria e di orientamento. Rischio maggiore di sviluppare malattie

La tecnologia per le azioni di uso comune - far di conto, scrivere, orientarsi - mostra ancora una volta l’altra faccia della medaglia: se usata troppo finisce per nuocere, in questo caso alla salute. L’allarme arriva dalla Mc Gill University in Canada, che mette in guardia dall’uso smodato dei navigatori satellitari per orientarsi. L’ippocampo, la parte del cervello che aiuta la navigazione spaziale, se poco stimolato finisce per funzionare meno e peggio, fino a casi limite che riguardano lo sviluppo di malattie degenerative tipiche dell’età adulta, come il morbo di Alzheimer.

ORIENTARSI - Come spiegano i ricercatori, per orientarsi l’uomo usa due metodi differenti. Il primo è un metodo geospaziale che prevede si usino punti di riferimento per costruire una mappa mentale e sapere dove andare seguendo tali "cartelli" e richiamando alla memoria i segnali memorizzati. Il secondo invece ha a che fare con la ripetitività di un percorso, che viene memorizzato e poi rifatto molte volte senza più bisogno di pensare a dove stiamo andando. E questa seconda modalità è più simile a quella messa in atto da chi usa un navigatore satellitare: rispondere allo stimolo dato da comandi chiari e precisi, svolgendo azioni semplici (prendete la prima a destra, avanti per 20 metri) senza collegare il paesaggio o punti di riferimento geografici ai nostri gesti.

LO STUDIO - Gli studiosi hanno utilizzato la risonanza magnetica funzionale per analizzare il comportamento del cervello di chi si orienta in entrambe i modi. I primi - ovvero chi utilizza la tecnica geospaziale attiva - mostrano un’attività più intensa nell’ippocampo. Attività che si ripercuote anche in altre funzioni sempre legate alla propria presenza nello spazio. In questo campo infatti i risultati, anche di persone adulte o di età avanzata, sono migliori di chi si lascia guidare da comandi altrui o meccanizzati.

IL RISCHIO - Gli stessi ricercatori canadesi sostengono che un uso prolungato e troppo intenso di un navigatore Gps, senza mai alternare con un po' di sano orientamento fai da te, porta a un’atrofia dell’ippocampo nel lungo periodo e mette i pazienti a rischio di malattie neurodegenerative come il morbo di Alzheimer, patologia che colpisce per primo proprio l’ippocampo. Nessuna demonizzazione del Gps, però: il suo uso resta utile in molti casi, ma un po' come avveniva a scuola davanti alla calcolatrice usata anche per fare i conti più semplici, la giusta misura e un briciolo di fatica aiutano a rimanere giovani ed elastici più a lungo.

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