Analgesico e antinfiammatorio. Ma anche antitumorale. Un altro farmaco miracoloso? Ancora un caso Di Bella? La medicina ufficiale, Oltreoceano e in Europa, smentisce categoricamente, ma intanto il caso Escozul è diventato fenomeno (a parte gli affollatissimi forum di discussione sul web, su Facebook la pagina italiana ha oltre 4mila iscritti) e ha iniziato a provocare migrazioni fra i malati in cerca di cure in campo oncologico. La meta stavolta è Cuba e a motivare i viaggi della speranza, alimentati in Italia da una recente inchiesta televisiva del programma "Le iene", è una sostanza naturale, una tossina estratta dal veleno di uno scorpione (rophalorus junceus), prodotta e distribuita sull'isola caraibica con il nome, appunto, di Escozul.
A chiamarlo così e a descriverne per primo le presunte proprietà fu nell'85 un biologo cubano, Misael Bordier. Adesso, le potenzialità del farmaco all'attenzione dei ricercatori da oltre vent'anni, sono online sul sito dell'azienda (www. labiofam.cu) che produce e distribuisce vaccini contro le più diffuse malattie infettive, dalla dengue alla malaria, alla febbre emorragica e fino alla peste bubbonica. "Garantiamo il controllo delle epidemie", si legge nella homepage che dà accesso alle informazioni sui medicinali prodotti dall'azienda.
Tra gli antitumorali figura infatti la "soluciòn de origen natural", con tanto di fotografia dello scorpione "azzurro" (varietà presente solo a Cuba) da cui viene estratta la tossina terapeutica. Gli scienziati cubani lo ritengono un efficace antidolorifico e antinfiammatorio e, senza sbilanciarsi troppo, lo definiscono pure "adyuvante nel tratamiento del càncer" ancora oggetto di studio. Tanto che nell'ultimo congresso internazionale promosso dalla stessa Labiofam, che si è concluso ai primi di ottobre all'Avana, una sessione specifica è stata dedicata alle "Evidenze sperimentali in colture cellulari del carcinoma della cervice uterina. Effetto citotossico selettivo del veleno di scorpione endemico di Cuba rophalorus junceus".
Tra tumori del seno, del polmone, del cervello o del colon, l'Escozul sarebbe stato somministrato già a 25mila pazienti (la Labiofam parla di 60 mila soggetti trattati) i cui dati clinici avrebbero rivelato un miglioramento in termini di sopravvivenza, remissione della malattia e controllo del dolore. Sono gli stessi specialisti cubani, però, a raccomandare di non sospendere le terapie oncologiche in corso durante la somministrazione della tossina scorpionica, segno inequivocabile degli effetti antitumorali non certificati.
I meccanismi d'azione del farmaco si esplicherebbero bloccando l'angiogenesi, cioè la formazione di nuovi vasi sanguigni nel tumore, e inibendo le proteasi (enzimi cellulari). Lavori scientifici a livello internazionale non ce ne sono, mentre è online da tempo uno studio condotto nel 1999 all'ospedale "Agostinho Neto" di Guantamano (Cuba) sui risultati ottenuti dall'uso della tossina in pazienti sottoposti a intervento chirurgico per tumore del retto. Il problema, dunque, è proprio questo: manca una validazione scientifica. L'Aiom, l'Associazione italiana di oncologia medica, è scettica perché da un lato nulla si sa sulla composizione della sostanza e sugli eventuali effetti collaterali e dall'altro non c'è neanche uno studio di valore internazionale pubblicato sull'uso del preparato sugli animali e sull'uomo.
Se solo una piccola parte di quei 60mila cui fa cenno l'azienda fosse stata curata con una metodologia corretta, è il senso del giudizio dell'Aiom, non ci troveremmo di fronte a un'ennesima falsa speranza. Paolo Delrio, chirurgo oncologo dell'Istituto dei tumori Pascale di Napoli, riferisce che alcuni suoi pazienti hanno già compiuto la trasferta sanitaria a Cuba: "Da circa un mese, almeno tre persone, colpite da tumore colorettale metastatico, stanno assumendo il liquido che contiene la tossina velenosa, ma senza aver sospeso la chemioterapia. Finora non si sono manifestati effetti collaterali, mentre persistono quelli legati alla chemioterapia. D'altronde, finché non ci saranno validazioni scientifiche, non mi sento di consigliare questo trattamento in alternativa alle terapie tradizionali. E poi, anche sugli eventuali risultati, è impossibile attribuirli all'Escozul piuttosto che ai farmaci chemioterapici".
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Il mio viaggio a Cuba per il farmaco e l'attesa in una fila piena di italiani
Il racconto di un figlio che ha voluto sperimentare l'Escozul per la madre ultrasettantenne, in cura e alle prese con gli effetti collaterali delle terapie tradizionali: "In poche ore sono andato, ho avuto gratis i flaconi per tre mesi e sono rientrato. Mia madre ha ripreso energia, ma non so dire se è per quella tossina o perché aveva sospeso la chemio"Il viaggio della speranza fa sosta davanti al cancello della Labiofam, al chilometro 16 dell'Avenida Indipendencia, a poche centinaia di metri dall'aeroporto dell'Avana. "Ci sono andato per provare un'altra cura per mia madre, visto che nonostante le chemio ha avuto delle metastasi". A raccontare la storia di Anna, 72 anni e un tumore al seno che risale al 1990, è Carlo, il figlio 40 enne che in tre giorni è andato e tornato da Milano a Cuba per andare a rifornirsi di Escozul.
"E' stata bene per 17 anni - racconta - poi, nel 2007, ha avuto una recidiva al polmone. Dopo tanto tempo era sicura di avercela fatta e invece gli specialisti hanno confermato che si tratta di una metastasi, cioè delle stesse cellule tumorali di diciassette anni fa". La donna, appena avuta la diagnosi, è stata sottoposta al primo ciclo di chemio, ma gli effetti collaterali non hanno tardato a farsi sentire, dalla tromboflebite all'herpes zoster, oltre alla consueta caduta dei capelli.
"Al momento è in cura al Centro oncologico di Modena - continua Carlo - e fino a un mese fa ha fatto le chemio che, però, ha dovuto interrompere temporaneamente. E allora anche io, dopo avere visto il servizio delle 'Iene' in tv, le ho proposto di tentare. Lei ha accettato e mi sono organizzato per la partenza". Il 15 ottobre, preso il volo Milano-Avana, Carlo arriva alla sede della Labiofam (un'area estesa di edifici a due piani protetta da una cancellata) poco dopo mezzogiorno. E' in ritardo, ma lo accettano lo stesso. "Ho saputo il giorno dopo che i familiari sono ricevuti dalla 9 alle 12 - racconta - ma mi hanno anche detto che la fila inizia alle tre del mattino". Tutti con la speranza di essere davanti, di fare il più presto possibile e rientrare in Italia col prezioso carico.
"Perché - spiega Carlo - al novanta per cento si tratta di italiani. C'è stato un aumento notevole dopo la trasmissione televisiva, ma adesso pare che, poiché hanno problemi con una produzione imprevedibile, prima di partire si debba fare un passaggio dall'ambasciata in Italia. Comunque, dopo aver consegnato a una dottoressa tutta la documentazione clinica di mia madre, comprese radiografie, tac e una delega della paziente, mi è stato consegnato il pacchetto con i flaconi necessari a coprire tre mesi di terapia. Non ho pagato nulla. Alla fine ho speso solo 600 euro di volo e 500 di soggiorno e taxi".
E la cura? "Circa tre settimane fa - spiega Carlo - mia madre ha iniziato il trattamento con Escozul: cinque gocce sublinguali da assumere ogni otto ore. Sul flaconcino del liquido c'è una sigla 'trj-c30'". Ci sono stati miglioramenti? "Come primo riscontro - risponde Carlo - c'è il fatto inconfutabile che mia madre ha più energie, non sta a letto come prima. E' chiaro, non so dire se dipende dalla chemio sospesa o dal farmaco cubano. Abbiamo anche fatto il prelievo per i markers tumorali, ma ancora non abbiamo avuto i risultati, forse da questi esami potremmo avere una risposta più attendibile".
fonte: www.repubblica.it
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