Nevicate da record sulla East Cost, aeroporti chiusi in mezza Europa, traffico aereo in tilt e vacanze natalizie a rischio per migliaia di cittadini americani ed europei. Tutta colpa della neve che nelle ultime settimane è caduta copiosa su New York, Londra, Parigi, Berlino e delle piogge torrenziali che hanno investito zone tipicamente asciutte come la Spagna meridionale e le Isole Canarie. Ma come? Non si era detto che c’era il riscaldamento globale, che le temperature erano in costante aumento e che avremmo dovuto prepararci ad inverni sempre più miti e asciutti?
In effetti secondo la NASA il 2010 è stato l’anno più caldo dal 1879, quando sono iniziate le prime registrazioni ufficiali su temperature e clima. Non solo: la World Meteorological Organization ha recentemente confermato che il decennio 2001-2010 è stato il più rovente dal 1850. Qualcosa quindi non quadra...
Il freddo vien dal caldo
Il nodo è stato sciolto qualche settimana fa dai ricercatori dell’Institute for Climate Impact Research di Postdam (Germania), che in un articolo pubblicato su Journal Of Geophysical Research spiegano come le grandi nevicate e il freddo intenso di queste settimane siano una conseguenza del surriscaldamento del pianeta.
Vladimir Petoukhov e il suo staff hanno utilizzato un complesso software di simulazione climatica per ricostruire la circolazione dell’aria sulla zona orientale dell’Artico, tra il mare di Barents, la Norvegia e la Russia. Negli ultimi trent’anni quest’area ha subito una drastica riduzione della superficie ghiacciata, che oggi è del 20% più piccola rispetto agli anni ‘80 nonostante il freddo intenso dell’inverno 2005-2006. In questa zona il mare, non più ricoperto dal ghiaccio, durante l’estate assorbe una enorme quantità di calore, che durante l’inverno viene rilasciata. L’oceano si trasforma quindi in una specie di enorme termosifone e ciò non fa che accelerare ulteriormente il processo di riscaldamento.
Gli scienziati hanno alimentato il modello computerizzato simulando una progressiva riduzione della copertura ghiacciata di questa zona dal 100% all’ 1% e hanno poi analizzato gli effetti di questo fenomeno sul clima europeo. Secondo Petoukhov lo scioglimento del ghiaccio artico causa un surriscaldamento degli strati più bassi dell’atmosfera: sopra il mare si forma così un sistema di alta pressione anomalo che spinge verso sud turbini di aria fredda polare. Gli inverni freddi degli ultimi anni sarebbero insomma stati causati, nella maggior parte dei casi, dal riscaldamento globale.
"Gli inverni rigidi non smentiscono le teorie del surriscaldamento, ma la completano" dichiara Petoukhov. "Queste anomalie hanno triplicato la probabilità degli inverni estremanente freddi in Europa e nel nord dell’Asia".
Le teorie fino ad oggi più accreditate attribuivano la responsabilità degli inverni gelidi alla riduzione dell’attività della Corrente del Golfo e del Sole, ma secondo i fisici tedeschi la correlazione tra questi fenomeni è piuttosto debole.
La prova del... -9(°C)
La teoria di Petoukhov sembra confermata anche da alcuni dati empirici. Gli scienziati hanno osservato che nell’inverno 2005-2006 le temperature medie della Siberia e delle zone limitrofe sono state di 9 - 10°C più basse rispetto al normale. In quell’anno sul nord dell’Atlantico non si sono osservate oscillazioni anomale dei flussi di aria.
Lo stesso scienziato invita comunque a non trarre conclusioni affrettate: il suo studio riguarda infatti le probabilità di cambiamenti climatici nel lungo periodo. "Io credo che nessuno sappia," si legge nel comunicato stampa pubblicato sul sito dell’Intitute for Climate Impact Research di Postdam "quanto rigido potrà essere il prossimo inverno".
fonte: http://www.focus.it/natura/ambiente/news/inverni-gelidi-e-nevicate-record-colpa-del-riscaldamento-globale_3012102235.aspx
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