La lana cosiddetta sucida, cioè tosata e non lavata, è notoriamente idrorepellente e capace di assorbire gli oli in quantità dieci volte superiore al proprio peso. Dunque bastano 10 tonnellate di lana sucida e dieci ore di lavoro per recuperare dal mare 950 tonnellate di petrolio. Un'idea semplice e che potrebbe essere la soluzione economica ed ecologica ai purtroppo ricorrenti disastri eco-ambientali, ma alla quale finora nessuno aveva pensato.
Finché Luciano Donatelli, presidente dell'Unione Industriali di Biella, alla notizia dell'inarrestabile mare di petrolio riversato un anno fa nel Golfo del Messico si è ricordato di quando da bambino era riuscito a rimediare a una marachella assorbendo con della lana la nafta versata in uno stagno. «Nell'estate 2010 ho chiesto a Mauro Rossetti, direttore dell'Associazione Tessile e Salute di Biella, di interrompere le vacanze per verificare la possibilità di sfruttare tecnologicamente le proprietà della lana»', spiega ai giornalisti della stampa estera a Milano.
Fatte le prime verifiche in garage e in laboratorio, Rossetti decide di coinvolgere anche Mario Ploner, amministratore delegato di Tecnomeccanica Biellese, per avviare la progettazione di un sistema tecnologico capace di recuperare, rendendolo così riutilizzabile, il petrolio sversato in acqua. «Tecnologie, macchine e processo – dice Donatelli – sono state appena brevettate dalla società Gruppo Creativi Associati (GCA)». La nave disegnata per il deposito del brevetto è dotata di un serbatoio, una stiva per la lana sucida pulita, che viene sfioccata a prua prima di essere distribuita in mare, e una seconda stiva sotto coperta per la lana esausta. «Supposto che il natante sia largo dieci metri e viaggi a cinque nodi, potrà raccogliere in dieci ore un milione di litri di petrolio», spiega Ploner.
Il vantaggio economico del progetto, utile sia per i grandi disastri in mare che per i piccoli versamenti in acque di superficie, sta nel basso costo della lana sucida ordinaria, ipotizzabile a circa un euro al chilogrammo compresi raccolta e trasporto. Inoltre qualsiasi nave di 50 metri, anche se vecchia, può essere dotata delle apparecchiature progettate con una spesa dell'ordine di un milione di euro (una nave di 50 metri può costarne 50). Un lavoro che, nella capitale mondiale della lana, Donatelli definisce di raffinata «sartoria». «È bene sottolineare – dice - che la lana impiegata può essere utilizzata per almeno una dozzina di operazioni consecutive senza diminuzione della capacità di assorbimento del petrolio, e che alla fine diventa un ottimo combustibile per i termovalorizzatori». Al vantaggio ecologico di poter recuperare dal mare tonnellate di greggio, invece di farlo depositare con additivi chimici sui fondali, si aggiunge il beneficio sociale che l'acquisto di lana priva di impiego industriale porta agli allevatori ‘'poveri''. Pronti ad avviare la produzione qualora investitori su larga scala siano interessati, gli ideatori del progetto guardano già alle successive possibili applicazioni della lana per combattere altre forme di inquinamento.
fonte: http://www.ilsole24ore.com/art/economia/2011-03-31/lana-petrolio-195257.shtml?uuid=AaxCFALD
1 commento:
l'ho sentito su caterpllar!!!
dicono che la nafta recuperata puo' essere riutilizzata nelle raffinerie..
pensa te....
e.
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