Presentata oggi a Venezia dalla fondazione Sejf (Supranational Environmental Justice Foundation), al convegno internazionale "Ambiente e salute: verso una giustizia globale"
Venezia, 21 giu. - (Adnkronos) - Ecco la 'sporca dozzina', i 12
crimini contro l'ambiente presentati oggi a Venezia dalla fondazione
Sejf (Supranational Environmental Justice Foundation), al convegno
internazionale "Ambiente e salute: verso una giustizia globale". Si
parte da Kiribati e Maldive, "le isole sommerse dal cambiamento
climatico". Il presidente delle isole Kiribati sta negoziando l'acquisto
di terreni nelle Fiji per consentire la migrazione di 113mila abitanti
minacciati dall'innalzamento delle acque, mentre il Consiglio
Australiano per i Rifugiati ha sollecitato il governo a riconoscere
formalmente lo status di rifugiato climatico a tutti coloro che sono
costretti a fuggire a causa degli effetti del climate change. Sempre
verso l'Australia contano di emigrare i 350 mila abitanti delle Maldive
minacciati dall'innalzamento dei livelli del mare.
Poi
c'e' il Canada, con lo sfruttamento delle sabbie bituminose ai piedi
delle Montagne Rocciose per l'estrazione di petrolio, attivita' che e'
costata la distruzione "di una regione grande quanto la Florida. A farne
le spese e' la foresta boreale ma anche i beni comuni piu' preziosi",
fa sapere la fondazione Sejf sottolineando che i liquami tossici vengono
scaricati in vasti laghi colmi di residui di benzene, composti
policiclici aromatici, mercurio, piombo e arsenico e le comunita' che
vivono attorno ai giacimenti sono esposte all'inquinamento di falde
acquifere e fiumi (anche la carne di alce, elemento essenziale della
dieta locale, e' pesantemente contaminata: il livello di arsenico e' 33
volte superiore a quello accettabile per legge).
E a
proposito di petrolio, nel delta del Niger tra il 1976 e il 1998 sono
stati estratti miliardi di barili di petrolio, estrazione
particolarmente devastante per ecosistemi e popolazioni residenti.
Secondo la Banca Mondiale, durante estrazione e trasporto, ogni anno
viene bruciato l'equivalente di 2 miliardi e mezzo di dollari di gas e
il fumo che proviene dal gas flaring contiene grandi quantita' di
anidride carbonica, ossidi di zolfo e di azoto, tuolene, xilene e
benzene. Nel 2011, secondo Friends of the Earth, nel delta del Niger si
contavano oltre 100 fuochi petroliferi accesi, alcuni attivi dal 1960.
Le
foreste pluviali dell'Indonesia, uno dei piu' importanti ecosistemi del
pianeta, sono invece minacciate dai produttori di carta, legno e olio
di palma. L'Indonesia perde ogni anno 1.871.000 ettari di foreste
pluviali, oltre 20 kmq al giorno, un'area vasta come 300 campi da calcio
distrutta ogni ora. Il 72% delle foreste e' gia' scomparso. Piu' noti i
casi di Fukushima (due anni dopo l'incidente, centinaia di migliaia di
persone sono ancora esposte alla contaminazione radioattiva a lungo
termine e non hanno ancora ottenuto un risarcimento equo) e del disastro
della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon nel Golfo del Messico
del 2010, con la marea nera che per oltre 106 giorni si e' riversata in
mare generando danni non ancora quantificabili.
Partita
il 31 gennaio 2000 dalla miniera d'oro Esmeralda, ad Auriol, in Romania,
l'onda di cianuro del Danubio e' larga 50 km e viaggia a 5 km/h verso
la foce del fiume. Centomila tonnellate di acqua contaminata hanno
devastato il corso del Tibisco e dello Smamos, lasciando rive intrise di
metalli pesanti, pesci e uccelli morti. La diluizione ha abbassato
l'impatto del veleno che resta pero' una grave minaccia. Di chi e' la
colpa? Per la societa' rumeno-australiana che possiede la miniera
Esmeralda, di un fenomeno naturale: il disgelo avrebbe fatto tracimare
una diga in terra che chiudeva il laghetto con le acque di risulta della
lavorazione. Intanto la compagnia australiana Esmeralda Exploration ha
dichiarato fallimento e nessuno ha mai risarcito un solo euro per il
disastro.
Durante le operazioni di esplorazione e
sfruttamento delle risorse petrolifere in Ecuador nell'area del Lago
Agrio, la multinazionale Chevron-Texaco ha inquinato oltre 2 milioni di
ettari, contaminando la foresta amazzonica, riversando 60 miliardi di
litri di reflui tossici nell'acqua utilizzata dalle popolazioni locali.
Due popoli indigeni, sottolinea la fondazione Sejf, i Tetes e i
Sansahuaris sono scomparsi, mentre le tribu' dei Cofan e dei Siona
Secoya sono state costrette a migrare. Poi c'e' il caso della
superpetroliera Haven affondata davanti Arenzano causando la morte di 5
uomini dell'equipaggio e lo sversamento sui fondali del Mar Ligure di
oltre 134 mila tonnellate di petrolio. Studi scientifici hanno stabilito
che l'eredita' inquinante della Haven continuera' ancora perlomeno nei
prossimi 10 anni.
Quello di Chernobyl e' il disastro piu'
grave mai verificatosi in una centrale nucleare. A causarlo, gravi
mancanze da parte del personale, tecnico e dirigente, problemi relativi a
struttura e progettazione dell'impianto, errata gestione economica e
amministrativa della centrale. Le nubi radioattive raggiunsero l'Europa
orientale, la Finlandia e la Scandinavia toccando anche Italia, Francia,
Germania, Svizzera, Austria e Balcani, fino a porzioni della costa
orientale del Nord America. Il rapporto ufficiale delle agenzie dell'Onu
conta 65 morti accertati e stima altri 4.000 decessi dovuti a tumori e
leucemie lungo un arco di 80 anni che non sara' possibile associare
direttamente al disastro. Associazioni antinucleariste internazionali
calcolano fino a 6 milioni di decessi su scala mondiale nel corso di 70
anni.
In Argentina, una montagna di 30.000 tonnellate di
piombo, residuo delle lavorazioni dell'impianto di Huasi, chiuso negli
anni '80, costituisce una vera e propria bomba ecologica e sanitaria per
la cittadina di Abra Pampa. Secondo l'Universita' di Jujuy, l'81% della
popolazione infantile e' esposta ai danni derivanti dal piombo. Infine
c'e' il caso indiano di Bhopal, dove nel 1984 nello stabilimento della
Union Carbide India Limited si verifico' la fuoriuscita di 40 tonnellate
di isocianato di metile. La nube uccise in poco tempo 2.259 persone e
ne avveleno' decine di migliaia. Il governo del Madhya Pradesh, negli
anni successivi, ha confermato un totale di 3.787 morti direttamente
correlate all'evento, ma stime di agenzie governative arrivano a 15.000
vittime.
Nel 2006 fonti governative sono arrivate a
valutare che l'incidente ha causato danni rilevabili a 558.125 persone,
delle quali circa 3.900 risultano permanentemente invalidate a livello
grave. Fino al 2006, nelle zone interessate dalla fuoriuscita del gas il
tasso di mortalita' e' stato 2,4 volte piu' elevato che nelle aree
adiacenti. Si ritiene quindi che i prodotti chimici ancora presenti nel
complesso abbandonato, in mancanza di misure di bonifica e contenimento,
stiano continuando a inquinare l'area circostante. Ci sono diversi
processi penali e civili ancora in corso, nel giugno 2010 un tribunale
di Bhopal ha emesso sentenza di colpevolezza per omicidio colposo per
grave negligenza nei confronti di otto ex-dirigenti indiani. La
condanna, pari al massimo previsto di due anni di carcere e 100.000
rupie, equivale a un risarcimento di circa 500 euro per ogni vittima,
100 euro per ogni persona contaminata. I condannati, scarcerati dietro
una cauzione inferiore ai 500 dollari, hanno presentato appello.
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