“L’epidemia ha brutalmente rivelato gravi fallimenti globali che migliaia di persone hanno pagato con la vita. Da essa dobbiamo imparare lezioni importanti a beneficio di tutti: dalla precarietà dei sistemi sanitari nei paesi in via di sviluppo alla paralisi e debolezza degli aiuti internazionali”.
Era un anno fa che la tragedia di Ebola investiva in particolare tre paesi dell’Africa occidentale. Un’epidemia che secondo Medici senza Frontiere, è stata affrontata con omissioni e ritardi. Un’emergenza che non si può ancora dire finita.
“Quando Ebola ha colpito a Kailahun, in Sierra Leone, in Guinea e in Liberia i governi e la cittadinanza erano deboli, impreparati, senza risorse e con carenza di personale – spiega Charles Mambu, direttore di Health For All Coalition – Tra i medici che avevamo, solo uno era specializzato in malattie infettive virali”.
Secondo Medici senza Frontiere, che ha stilato un rapporto, grazie anche al lavoro sul campo di oltre 5 mila operatori, Guinea e Sierra Leone lo scorso giugno cercavano di sottostimare la tragedia. Complici anche le organizzazioni internazionali che hanno tardato due mesi a dichiarare l’emergenza. Una lista di omissioni che l’Ong definisce “una coalizione globale all’inazione”.
“Ebola è chiaramente un’epidemia di proporzione internazionale – ha dichiarato Christopher Stokes, direttore generale di MFS – È una vergogna che l’Organizzazione Mondiale della Sanità e la comunità internazionale si siano svegliate solo quando si sono ammalati degli occidentali”.
Se gli appelli fossero stati ascoltati conclude MSF si sarebbero potute salvare delle vite. Fino ad ora Ebola ha provocato oltre 10 mila morti. 23 mila i casi di contagio
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